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Marina Apollonio, oltre i limiti del cerchio

Marina Apollonio, oltre i limiti del cerchio

Cento opere in mostra alla Peggy Guggenheim a Venezia

VENEZIA, 12 ottobre 2024, 15:10

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nel cerchio, in quella figura definita da una linea che non ha inizio né fine, governata da regole geometriche, Marina Apollonio ha saputo trovare la libertà espressiva di un fare che l'ha portata ad essere tra i maggiori interpreti dell'arte ottica e cinetica internazionale.
    All'artista, nata a Trieste nel 1940 ma presto trasferitasi a Venezia per seguire il padre Umbro Apollonio, critico d'arte e direttore dell'Archivio della Biennale dal 1949 al 1972, la collezione Peggy Guggenheim, a Venezia, ha dedicato una mostra, a cura di Marianna Gelussi, in programma fino al 3 marzo prossimo, che presenta un centinaio di opere dagli anni Sessanta a oggi (catalogo Marsilio Arte). È la prima grande personale che una istituzione museale italiana dedica all'artista, ma non è certo un caso che questo accada alla Guggenheim, visto che un lavoro in alluminio di Marina Apollonio fu acquistato da Peggy nel 1968, dopo aver visitato una sua personale nella Galleria di Paolo Barozzi.
    "Peggy - racconta la direttrice Karole P.B. Vail - rimase molto colpita dal suo lavoro e le commissionò Rilievo n. 505, opera che tutt'oggi fa parte della collezione permanente, a riprova, ancora una volta, del suo sostegno alle giovani avanguardie italiane". Oltre il cerchio' è una sorta di viaggio in ricerca all'insegna della sperimentazione "attorno e al di là del cerchio, tra strutture e linee, diverse tecniche e materiali, che spingono la forma oltre i limiti della superficie e della cornice", creando così una dimensione dinamica dello spazio e della percezione visiva dello spettatore, attraverso un gioco di inganni ottici.
   

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