(di Alessandra Magliaro) "Tutto cominciò con i corti con cui vinsi il David di Donatello a 21 anni e a distanza di anni penso ancora che sia un passaggio indispensabile per chi voglia cominciare a fare cinema" dice all'ANSA Pippo Mezzapesa, il 44enne regista pugliese che tra cinema e serie tv è tra i più apprezzati talenti.
Ai 'cortisti' (autori, registi, produttori,
attori) del concorso di Cortinametraggio che compie il traguardo
dei venti anni, Mezzapesa ha voluto fare una sorpresa conducendo
una masterclass seguita in silenzio dai giovani che a Cortina
partecipano al festival che ha il suo valore speciale
nell'essere una sorta di laboratorio continuo lungo una
settimana.
Mezzapesa dopo la serie Groenlandia per Disney Non è Hollywood,
che ha raccontato con coraggio di stile e di temi la controversa
vicenda del delitto di Sarah Scazzi ad Avetrana sarà a breve di
nuovo sul set della terza stagione de La legge di Lidia Poët con
Matilda De Angelis per Netflix.
"Ritengo i corti - dice - una sorta di rito di passaggio, nel
mio caso anche indispensabile".
La storia degli esordi comincia da autodidatta del cinema ("fui
ad un passo dall'entrare al Centro Sperimentale di
cinematografia, escluso dopo il periodo propedeutico"), con il
corto Lido Azzurro (2002), budget super limitato ovviamente,
vinse al Festival Corto in Bra dove tra i giurati c'era Paolo
Sorrentino, con cui ancora oggi ha un legame speciale.
Da questo
primo successo il secondo lavoro, Zinanà (2003), un
cortometraggio in super 16 sulla storia di una banda musicale
della provincia di Bari, inviato in Vhs senza particolari
aspettative ai David di Donatello che invece a sorpresa vinse il
premio. Tra i suoi film vari documentari sul mondo del lavoro in
Puglia tra capolarato e siderurgico di Taranto, il mockumentary
Pinuccio Lovero, il corto sul calciatore Antonio Cassano, il
primo film l suo primo lungometraggio di finzione Il paese delle
spose infelici dall'omonimo romanzo di Mario Desiati, poi Il
Bene mio, Ti mangio il cuore presentato a Venezia con Elodie. "E
ora preparo nuovi progetti. Fare di nuovo un corto? Non lo
escludo ma sarebbe un divertissment come ogni tanto può capitare
di fare, penso alle Pupille di Alice Rohrwacher, ma resto
dell'idea che sono un fantastico modo per farsi conoscere e
misurare il tuo talento", dice nell'intervista.
Alla masterclass, moderata dal critico cinematografico Francesco
Alò, ha detto ai giovani autori che "nel mondo dello spettacolo
è essenziale imparare a dire di no, sebbene all'inizio sia
fondamentale accettare compromessi. L'importante è continuare a
difendere le proprie idee con tenacia". Ha raccontato un
aneddoto personale, ricordando come inizialmente fosse stato
scartato dal Centro Sperimentale di Cinematografia, salvo poi
essere suggerito per un importante incarico proprio da chi, anni
prima, lo aveva giudicato "non adatto".
L'incontro si è concluso con un messaggio chiaro: la
determinazione, la capacità di ascolto e il coraggio di
perseguire la propria visione artistica sono elementi
fondamentali per emergere nel mondo del cinema.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA