"Alla vigilia dell'esame in
Commissione, alla Camera e al Senato, di alcuni provvedimenti
attuativi della riforma fiscale del centrodestra, emerge sempre
più nitidamente il carattere aberrante del concordato preventivo
fiscale, descritto dal Governo come fiore all'occhiello della
riforma tributaria. Una più che condivisibile analisi degli
economisti Leonardi e Rizzo, per esempio, decreta il fallimento
dello strumento, stimando un'adesione non superiore al 10% della
platea di partite Iva potenzialmente interessate". Lo comunica
in una nota Emiliano Fenu, capogruppo M5S in Commissione finanze
della Camera.
"Del resto ci sono enormi distanze tra la dichiarazione media
delle partite Iva fiscalmente affidabili, con punteggi superiori
all'8, e di quelle considerate inaffidabili, che quindi si
collocano sotto questa asticella. I due economisti prendono come
riferimento i grandi commercianti: quelli affidabili dichiarano
in media 61mila euro, quelli inaffidabili 19mila. Ma il tema
riguarda buona parte della platea. Secondo i dati del
Dipartimento delle finanze, il 55% dei contribuenti soggetti
agli Isa, le pagelle di affidabilità fiscale, si trova sotto
l'8, venendo considerato inaffidabile. Parliamo di circa 1,3
milioni di soggetti. La cosa più impressionante è che questo 55%
inaffidabile di partite Iva dichiara in media 23.500 euro, il
68,5% in meno dei 74.700 euro dichiarati in media dagli
affidabili. Domanda: visto che il meccanismo elaborato dal Mef
prevede di spingere gli autonomi verso dichiarazioni che
corrispondono al 10 in pagella, ovvero il massimo
dell'affidabilità fiscale, come farà il concordato a indurre
all'adesione contribuenti che dovrebbero dichiarare il triplo o
il quadruplo in più? E' una pia illusione, soprattutto in un
momento di stravolgimenti geopolitici ed economici che non
consentono di stimare il proprio volume d'affari. Ed è una pia
illusione considerando che il concordato ha già messo a segno un
flop clamoroso nell'edizione di 20 anni fa, quando ministro
dell'economia era Tremonti. Eppure basterebbe fare un'analisi
razionale dei dati del Dipartimento delle finanze. Da essi, per
esempio, si ricava che il settore economico a più alto tasso di
affidabilità fiscale, con più del 75% di pagelle superiori
all'8, è quello degli studi medici e delle farmacie. Vale a dire
quel settore dove è più alto il contrasto di interessi legato ai
pagamenti tracciabili, vista la possibilità di portare in
detrazioni quelle spese. La via per semplificare e indurre
comportamenti sempre più virtuosi è quella dei pagamenti
digitali, non la sterile riproposizione di uno strumento
arrugginito che replicherà anche stavolta il flop di 20 anni fa
e che quindi andrebbe cancellato", conclude.
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