Il contratto di Governo Lega-M5s è chiuso, o quasi. E cade l'ultimo alibi per non affrontare il vero problema della contesa tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini: chi sarà il premier di questo inedito esecutivo che si vuole unire su una lunga serie di punti programmatici? Questo nome vuole conoscere e certamente valutare Sergio Mattarella che per lunedì - meglio se prima - attende notizie precise sullo stato dell'intesa. E vuole un nome. In subordine una rosa di nomi.
Al Quirinale non si mette fretta alle forze politiche e si assicura che oggi nessuna bozza è giunta alla presidenza della Repubblica. Tantomeno una lista di premier papabili. Ma è lo stesso Matteo Salvini a confermare che la dead line è stata fissata per lunedì 21 maggio. Data peraltro che automaticamente mette fuori gioco la possibilità di un ritorno al voto a fine luglio, se tutto fallisse. Eventualità certamente non auspicata dal presidente ma che pure deve tenerla presente.
Il piano B del Colle non è cambiato e Mattarella, senza accordo Lega-M5s, procederà al suo Governo che ormai è meglio chiamare "elettorale" piuttosto che di "garanzia". Ma questo si vedrà in caso di fallimento. Ora sono giorni difficili con gli occhi del mondo puntati sul laboratorio Italia. E spesso non sono occhi benevoli. Per questo il Quirinale tiene i nervi saldi e mantiene il massimo riserbo: il presidente Mattarella sa bene che ogni sua parola in questa fase avrebbe lo stesso effetto di un elefante dentro una cristalleria. Ma è cosa nota che i Mercati si agitano quando l'incertezza li confonde ben più di quando accolgono certezze negative.
E' il caso della reazione su Monte dei Paschi di Siena: è bastata la pubblicizzazione di un passaggio del programma dedicato a Mps per far fibrillare il titolo. E provocare la reazione difensiva del ministro Padoan, forse condivisa dal capo dello Stato. Ma, come detto, in questa fase i pensieri del presidente sono imperscrutabili. Poi ecco arrivare i primi messaggi forti dall'estero: il presidente della cugina Francia, Emmanuel Macron, derubrica a "forze eterogenee e paradossali" Lega e Cinque stelle e si affida alle garanzie di europee di Mattarella; mentre si muove addirittura il Cremlino per puntellare gli sforzi del duo Salvini-Di Maio nel voler far ritirare le sanzioni alla Russia.
Poi di nuovo Bruxelles: "è importante attenersi alla disciplina di bilancio, e specialmente per l'Italia continuare a ridurre il deficit e il debito perché fattori di rischio", attacca il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis. Sembra proprio che ora non ci siano più alibi: Salvini e Di Maio devono trovare la "quadra" sul nome, per dirla alla Salvini.