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A "rischio" diritti, ucraino non sarà estradato in Russia

A "rischio" diritti, ucraino non sarà estradato in Russia

Lo ha deciso Corte appello Perugia, revocato divieto espatrio

PERUGIA, 09 marzo 2022, 17:32

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Non sarà estradato in Russia un cittadino ucraino accusato dall'autorità di Mosca di essersi appropriato indebitamente di poco più di 28 milioni e 700 mila rubli di una fondazione della quale era direttore: lo ha deciso la Corte d'appello di Perugia, ritenendo che per la situazione riguardante l'Ucraina e gli attuali rapporti con la Federazione russa "sussistente e concreto" il rischio che l'uomo possa essere sottoposto quale cittadino del Paese invaso a trattamenti "contrari ai diritti fondamentali della persona".
    La Procura generale del capoluogo umbro, guidata da Sergio Sottani, ha infatti reso noto che il 7 marzo i giudici hanno accolto, "su conforme parere" della stessa Procura generale, la richiesta dell'Ufficio per la cooperazione giudiziaria internazionale del ministero della Giustizia, di revoca della misura del divieto di espatrio disposta per l'ucraino ed ha ordinato la restituzione a quest'ultimo del passaporto e degli altri documenti eventualmente a ritirati.
    Lo straniero era stato arrestato in Umbria il 20 ottobre 2021 a seguito di una richiesta di estradizione della Federazione russa sulla base di un mandato d'arresto del 27 ottobre 2017.
    Gli veniva contestato che, quale direttore di una fondazione, nell'agosto 2011, si sarebbe appropriato indebitamente di 28.723.405 rubli russi, con il pretesto di pagare un contratto mai siglato.
    La Corte d'appello aveva all'epoca disposto la rimessione in libertà dell' ucraino, disponendo il divieto di espatrio e il ritiro del passaporto.
    Ora i giudici hanno rilevato che in base alla Convenzione europea di estradizione questa non può essere concessa se la "parte richiesta" ha "motivi seri" per credere che è stata presentata con lo scopo di perseguire o punire un individuo per considerazioni di razza, di religione, di nazionalità o di opinioni politiche. E nel caso del cittadino ucraino hanno ritenuto appunto "sussistente e concreto" il rischio di trattamenti contrari ai diritti fondamentali della persona.
   
   

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