"Ero stato troppo ottimista. Ieri
sera risalita febbre che stamattina è a 38,7. Dopo dieci o
undici giorni di medicine speravo che il fuoco si fosse spento.
E invece ora pare che il Covid sotto la cenere continui ad
agire". Lo afferma il segretario nazionale di Rifondazione
Comunista, Maurizio Acerbo, dal suo letto dell'ospedale di
Pescara dove è ricoverato dallo scorso 17 settembre dopo essere
risultato positivo al coronavirus.
"Non ho competenze per capire come sta evolvendo la
situazione e attendo i medici. Comunque niente di drammatico. La
pazienza è una virtù rivoluzionaria", dice il segretario,
aggiungendo al telefono con l'ANSA che "mi hanno fatto tutta una
serie di analisi", mentre, fino a ieri, "pensavo di essere in
dirittura di arrivo". Acerbo era finito in ospedale con febbre
alta, tosse, spossatezza e sintomi riconducibili al Covid-19, in
un periodo in cui si era spostato in diverse zone d'Italia
nell'ambito della campagna elettorale. La febbre, con l'inizio
della terapia, era subito scomparsa, ma ieri è risalita. "I
medici mi dicono che il Covid-19 è particolare e può succedere
anche questo", sottolinea.
Rispetto alle tematiche di cui si discute in questi giorni,
come la riapertura degli stadi al pubblico, il segretario
definisce "irresponsabili e delinquenti" coloro che vorrebbero
un'apertura con il 25 per cento del pubblico. "Non se ne
dovrebbe neanche discutere - osserva - Il danno lo si fa alla
fascia di popolazione più culturalmente disarmata. Si è data
voce a gente che non ha competenza in materia e questa è anche
una responsabilità dei proprietari dei media che trasformano
tutto in spettacolo. Mi sembra assurdo che gente che non ne sa
niente sia stata a parlare dalla mattina alla sera in modo
irresponsabile in tv".
"Io non avevo patologie pregresse - aggiunge - Eppure sono
undici giorni che sono in ospedale. Non è qualcosa con cui si
scherza. Ci sono rischi, come le trombosi, che sono gravissimi.
Mi ammalo ogni anno di influenza, ma non ho mai fatto una tac,
una angiotac o otto emogasanalisi che sono dolorose. Come si fa
a dire che è solo un'influenza un po' più forte? È da
irresponsabili".
"Ci vuole senso di responsabilità. È meglio un errore di
precauzione che un morto in più. Bisogna affidarsi alle
indicazioni della scienza. Non siamo mai completamente al
riparo, ma dobbiamo fare il possibile per cercare di evitare i
contagi", conclude il segretario di Rc.
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