Seppure in lieve crescita
rispetto all'anno precedente, desta preoccupazione il dato,
rilevato dall'Istat relativamente al 2021, che vede il 62,9%,
degli abruzzesi, cioè quasi due persone su tre, non ha letto
neanche un libro.
"Stiamo vivendo un periodo di grande declino dei prodotti
editoriali, a partire dalla carta stampata", valuta Amedeo
Feniello, professore di Storia medievale all'Università
dell'Aquila, nonché autore di alcuni titoli per Laterza tra cui
"Sotto il segno del leone. Storia dell'Italia musulmana" (2011)
e "Dalle lacrime di Sybille. Storia degli uomini che inventarono
la banca" (2013). Di recente ha accolto all'Aquila l'autore
bestseller catalano Ildefonso Falcones.
"I social network - prosegue Feniello - stanno accelerando la
crisi. Vale per l'editoria a qualsiasi livello, come non pensare
alle difficoltà che stanno vivendo i giornali. Anche quelli a
diffusione nazionale sono in affanno, i numeri delle vendite
sono risibili. La situazione dell'Abruzzo è lo specchio di
questa crisi".
Il bacino dei lettori, secondo il docente medievalista, non si è
neanche riversato nel digitale.
"L'ebook non ha fatto mai breccia - prosegue - prende solo il
5% del mercato. C'è da registrare comunque un fenomeno che
chiamerei 'distruzione creatrice' nella crescita dei dati di
fruizione di strumenti come audiolibri e podcast. Ma il rapporto
con il testo scritto è ben differente, perché soltanto vivere la
pagina, a mio avviso, consente un'elaborazione critica
efficace". In sintesi, il professore è tutt'altro che ottimista
rispetto alla situazione relativa all'editoria.
"Fino a 7-8 anni fa - ricorda - un autore che su un grande
editore a diffusione nazionale, come la Mondadori ad esempio,
vendeva 10mila copie, rischiava di non essere ripubblicato.
Oggi, con quei numeri si è già contenti. Qualche anno fa, lo
scrittore Paolo Di Paolo aveva definito tutti noi autori come un
gruppo di parassiti che si accaniscono sulla carcassa di un
animale morente".
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