"Da quando gli italiani hanno scelto questo nuovo governo ci sono state sette elezioni regionali, ne abbiamo vinto sei su sette, sono soddisfatto". Lo ha detto il vicepremier e ministro, Matteo Salvini, a Quarta Repubblica, sottolineando che è contento sia come vicepremier che come leader della Lega. Come Lega "abbiamo preso 43 mila voti e Marsilio ha vinto con i 43 mila voti dalla Lega. Siamo stati determinati per la vittoria in Abruzzo", ha spiegato Salvini.
Il presidente eletto Marco Marsilio che innaffia con lo spumante sostenitori e giornalisti nel suo comitato di Pescara, appena tre ore dopo la chiusura delle urne. Lo sconfitto Luciano D'Amico che aspetta fino alla mattina per fare mea culpa e analizzare la disfatta. Due immagini che raccontano un risultato netto. I cittadini abruzzesi confermano il presidente uscente per la prima volta nella storia della Regione. Il candidato del centrodestra si afferma con il 53,5% delle preferenze. Staccando di sette punti lo sfidante D'Amico, candidato del campo larghissimo che ha sperato fino all'ultimo nella rimonta.
Dopo settimane passate con i fari della politica nazionale puntati addosso, per entrambi arriva il momento di tirare le somme. Con la cerchia più ristretta e i rappresentanti del territorio. Da Roma, però, giungono esultanze e incoraggiamenti. A testimonianza del fatto che nella regione adriatica si sia giocata una partita politica di rilevanza nazionale.
IL PODCAST SULLE ELEZIONI REGIONALI IN ABRUZZO
La premier Giorgia Meloni ringrazia l'Abruzzo e il centrodestra, e saluta con "orgoglio" la rielezione del suo fedelissimo. Che cinque anni fa aveva portato per la prima volta Fratelli d'Italia alla guida di una regione. Dall'altra parte, la segretaria del Pd Elly Schlein difende il campo largo: "unendo le nostre forze abbiamo riaperto la partita". Che la larghissima coalizione del centrosinistra abbia quantomeno impensierito gli avversari, lo raccontano le facce tese nel comitato di Marsilio fino alla pubblicazione del primo exit poll. "Ansia" ammessa dallo stesso presidente rieletto. Poi si fa spazio l'entusiasmo, fino al grido di gioia. "Il campo largo non esiste, il campo largo non esiste!", intonano i ragazzi di Gioventù nazionale festeggiando l'arrivo di Marsilio. E lui insiste: "il campo largo non sarà il futuro dell'Italia". Gli fa eco Meloni: "non conta quanto il campo è largo, ma quanto è coeso".
La premier recupera un cavallo di battaglia della campagna elettorale e aggiunge: "il centrodestra è stato premiato per il buon governo". La presidente del Consiglio sceglie di non precipitarsi all'Aquila per la conferenza stampa di Marsilio, ma siede a pranzo con i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani a Palazzo Chigi. Il centrodestra, dopo aver perso la Sardegna, esulta per aver guadagnato consensi in Abruzzo rispetto alla scorsa tornata elettorale. Ma nei principali partiti della coalizione si registrano sentimenti diversi. Soddisfazione in Fratelli d'Italia, che si conferma primo partito con il 24%. Entusiasmo in Forza Italia, che con il 13,4% si attesta come il secondo partito del centrodestra in Regione, doppiando quasi la Lega. "Una vera novità" emersa dal voto abruzzese, commenta il leader Tajani. Che rilancia: è la conferma "definitiva" della "centralità" di Fi. Quindi suona la carica in vista delle europee: "puntiamo a superare il 10%". Per Tajani, il sorpasso ai danni della Lega, "non cambia nulla" negli equilibri interni alla coalizione.
E da Salvini non arrivano commenti sui risultati dell'Abruzzo, dove il suo partito, fermo al 7,5%, perde circa 120 mila voti rispetto al 2019. "Evito di parlare delle montagne russe del voto", si limita a dire il governatore Luca Zaia. Nel centrosinistra prevale il rammarico per non essere riusciti a guadagnare terreno tra i delusi. Per D'Amico, l'astensione di "due abruzzesi su quattro è la sconfitta più bruciante". Ma non si butta giù e rilancia l'esperienza "straordinaria" del campo largo. Per Schlein, il risultato "non ancora sufficiente" dell'Abruzzo è uno sprone per continuare a "costruire un'alternativa solida in grado di competere con le destre".
Nel Pd, che con il 20% si conferma secondo partito, prevale la convinzione che il centrosinistra esca rafforzato dalla corsa a sostegno di D'Amico. Per Carlo Calenda di Azione, che si attesta al 4%, nei territori è "meglio in alleanza che stare alla finestra". Anche Angelo Bonelli di Europa Verde, che in tandem con Sinistra Italiana si ferma al 3,5%, spinge sulla "strada dell'unità". Il Movimento 5 Stelle, invece, fa per ora i conti con la sua prestazione. "Registriamo il risultato modesto del M5s - commenta il leader Giuseppe Conte - che ci spinge a lavorare con sempre più forza sul nostro progetto di radicamento nei territori". I pentastellati si fermano al 7%, con due terzi di voti in meno rispetto al 2019, quando erano quasi 120 mila.
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