Sono passati trent'anni da quando il gruppo Saviola decise di costruire pannelli in legno riciclato ma a livello di mentalità è passata un'era geologica. Se allora l'idea di usare il legno che veniva buttato via era vista a dir poco con sospetto adesso questo elemento è diventato il tratto distintivo e il principale motivo di successo della compagnia che esporta in tutto il mondo pannelli e mobili componibili, e vende alla grande distribuzione ma anche ai mobilieri di lusso con dei volumi tali che l'hanno reso il maggior riciclatore di legno al mondo.
Il primo bilancio di sostenibilità del gruppo (redatto anche se per le società non quotate non è obbligatorio) evidenzia che in un anno Saviola ha recuperato 4,8 milioni di metri cubi di 'rifiuti' di legno, salvando dall'abbattimento 2,8 milioni di alberi, cioè quelli di una foresta grande come l'intero Comune di Roma, e 'risparmiando' di immettere nell'atmosfera 2 milioni di tonnellate di C02.
"La nostra perseveranza è stata premiata dai risultati" ha spiegato il presidente Alessandro Saviola. Risultati anche economici: un fatturato da 588 milioni di euro con 90 milioni di Ebitda, 14 stabilimenti in Italia e all'estero (Argentina inclusa e con l'acquisizione da poco del 50% della tedesca Rheinspan), 1500 collaboratori (il 94,7% dei dipendenti a tempo indeterminato e un incremento del 3% dell'occupazione nell'ultimo triennio) per il gruppo che oltre a pannelli e mobili conta su un settore chimico e uno Life Science, che producono e commerciano in colle e resine, fertilizzanti a lenta cessione, prodotti per zootecnia e da poco anche gel e detergenti sanitari, tutti sostenibili.
Saviola si definisce infatti una compagnia eco-etica, con un impegno per l'economia circolare in tutti i settori: dal trasporto (nello stabilimento di Genk in Belgio circa il 97% delle forniture arriva per via fluviale, senza l'impiego di camion) alla produzione dei pannelli, che possono avere un migliaio di decorativi diversi per ricordare marmo, pietre, colori, legni diversi (uno di quelli più gettonati riproduce un legno bruciato, mentre un altro riporta le venature di una bitta, il palo per ormeggiare le barche, di Venezia) e che con le finiture rendono possibili circa 70 mila combinazioni.
A dimostrazione di quanto sia riconosciuto ora il valore del legno riciclato, sui suoi mobili componibili (venduti per il 90% all'estero per evitare la concorrenza diretta ai suoi clienti italiani di pannelli) Saviola mette uno sticker con il claim 'Yes, it is all true' e queste verità sono il design italiano, il made in Italy e il 100% materiale riciclato. Adesso il problema è solo uno: aumentare la produzione, visto che la domanda supera l'offerta. Con il lockdown "la gente non va al ristorante, non compra abiti ma vuole migliorare casa. Se oggi avessimo più pannelli, venderemmo di più", ha aggiunto Saviola spiegando l'impegno (e gli investimenti) per aumentare la produzione. Così dai 23 milioni del 2019 si è passati (con un aumento del 50%) ai 36,4% di quest'anno e il varo di una nuova pialla nello stabilimento di Mortara, nel Pavese, che permetterà l'aumento del 40% della produzione di pannelli nobilitati nel sito mentre per il prossimo anno c'è il progetto da 85 milioni di euro di una nuova pialla nell'impianto di Sustinente, sempre nel Mantovano.
"Adesso - ha concluso - il fatturato estero rappresenta il 40% del totale e il nostro obiettivo è arrivare al 60%".
In collaborazione con:
Gruppo Saviola