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Responsabilità editoriale di ASviS
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Al ritmo attuale, un terzo degli Obiettivi di sviluppo sostenibile non sarà raggiunto entro il 2030. È quanto rileva la quinta edizione dello “Europe sustainable development report 2023/24” pubblicato dalla Rete delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile (Sdsn), in collaborazione con Sdsn Europe e Comitato economico e sociale europeo (Cese).
Crisi sanitarie, geopolitiche, climatiche e finanziarie, sottolinea il Rapporto, hanno portato a un rallentamento dei progressi negli SDGs. A pesare maggiormente sono gli scarsi risultati che si registrano in ambito socioeconomico e negli Obiettivi ambientali. La Finlandia, per il quarto anno consecutivo, è in cima all’indice SDG di quest’anno con 80,6 punti su 100. Seguono Svezia e Danimarca. L’Italia è ventunesima con un punteggio di 69,9. Fanalino di coda è la Turchia con 57,1. Anche i Paesi in cima alla classifica, sottolinea il report, devono affrontare sfide significative nel raggiungimento di diversi Obiettivi di sviluppo sostenibile.
A livello europeo le maggiori sfide sono legate al Goal 12 (Consumo e produzione responsabili), 13 (Lotta contro il cambiamento climatico), 15 (Vita sulla terra) e al Goal 2 (Sconfiggere la fame). Segnali incoraggianti arrivano dai Goal 6 (Acqua pulita e servizi igienico sanitari), 9 (Imprese, innovazione e infrastrutture) e 17 (Partnership per gli obiettivi). L'edizione di quest’anno evidenzia anche le sfide legate all’indice “Leave no one behind” che misura le disuguaglianze a livello nazionale in quattro dimensioni: povertà estrema e deprivazione materiale (quota di persone costrette a rinunciare per ragioni finanziarie a beni, servizi e attività sociali importanti); disuguaglianze di reddito; disuguaglianze di genere; accesso e qualità dei servizi. L’Indice evidenzia progressi minimi e persino inversioni in tre delle quattro dimensioni per la maggior parte dei Paesi europei dal 2020. “È necessario”, dice il Rapporto, “affrontare le persistenti e crescenti disuguaglianze all’interno e tra i Paesi europei”.
La situazione è particolarmente allarmante per quanto riguarda la sottodimensione “accesso e qualità dei servizi”, dove 32 dei 34 Paesi europei registra dei passi indietro. L’efficace funzionamento delle istituzioni europee, continua il Rapporto, dipende dalla capacità di leadership dell’Ue e degli Stati membri di garantire pari opportunità, proteggere i più vulnerabili e promuovere l’istruzione e le competenze per tutti.
I miliardari raddoppiano la ricchezza, generando un “livello di disuguaglianze osceno”. Oxfam presenta a Davos un Rapporto per limitare il ruolo delle imprese, rivitalizzando quello dello Stato. [Da FUTURAnetwork.eu]. 18/1/24
A giugno prossimo i cittadini europei saranno chiamati a eleggere il nuovo Parlamento. I futuri leader avranno la responsabilità di approvare il prossimo bilancio settennale (2028-2035) e di negoziare la prossima Agenda globale per lo sviluppo sostenibile portando avanti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dopo il 2030. Nel contesto globale attuale, sottolinea il Rapporto, la leadership europea deve adottare un approccio più ambizioso, integrato e coerente per accelerare l’attuazione degli SDGs a livello nazionale e internazionale. Per questo un gruppo di oltre 200 scienziati, esperti e professionisti provenienti da oltre 20 Paesi europei hanno pubblicato un appello congiunto, sottoscritto anche dall’ASviS, rivolto ai partiti politici e alla futura leadership dell’Ue per gettare le basi per un nuovo Patto per il futuro. Una Call to Action che individua dieci azioni prioritarie:
di Tommaso Tautonico
Responsabilità editoriale di ASviS
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