Nuovo appuntamento con i Forum "Voci sul futuro", organizzati dall'ANSA e dall'Asvis, dialoghi sul futuro e sulla sostenibilità con esperti italiani e internazionali, trasmessi online durante il Festival dello sviluppo sostenibile.
Ospite è l'architetto Carlo Ratti. Tema dell'incontro il futuro delle città.
Basta archistar, le città del futuro saranno costruite da progettisti "direttori di orchestra" capaci di parlare con chi si occupa di dati, di informatica, di etica e di biologia per una maggiore integrazione tra mondo naturale e artificiale. È questa la visione dell'architetto Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del Mit di Boston. "L'architetto non deve considerarsi il leader indiscusso e incontrastato, un archi-star (nome che non mi piace), ma come il direttore d'orchestra che deve armonizzare tante voci diverse", dice Ratti al Forum Voci sul futuro, organizzato da ANSA e Asvis nell'ambito del festival dello sviluppo sostenibile. Quello che sta succedendo con la digitalizzazione e Internet delle cose è per Ratti "un vecchio sogno degli urbanisti": grazie ai dati è possibile leggere la città e costruirla in modo nuovo. A questo punto, spiega l'architetto, si può trovare un metodo più rapido per trasformare le città, grazie ai dati, procedendo per tentativi ed errori. Serve una strategia e in questo, per Ratti, "l'Italia è un po' debole: pensare a cosa vogliamo essere tra 10-20-30 anni e, una volta deciso dove andare, trasformare l'idea in azione". Eppure la questione delle città è fondamentale per il futuro: contano per il 50% della popolazione del pianeta, per il 75% del consumo di energia e per l'80% delle emissioni nel mondo. "Non credo, purtroppo, che basti il telelavoro per decretare la fine della città e che torneremo tutti a vivere in un bellissimo borgo", osserva Ratti, convinto che sia ancora "fortissima" la forza magnetica delle città. Allora "quello che dobbiamo fare è prenderci cura delle nostre città, a volte intervenendo, anche in modo pesante, su alcuni errori del passato e cercando di renderle più vivibili", spiega Ratti che ha un ultimo messaggio per un paese come l'Italia, con un patrimonio edilizio sovradimensionato, "non consumare più un metro quadro di area verde".
"Milano, come una delle prime grande città occidentale colpita dalla pandemia, è stato un modello per altre città a livello internazionale", secondo l'architetto Carlo Ratti. In particolare la città "ha sperimentato un meccanismo più flessibile nel rispondere alla crisi e provare cose nuove". "Da un giorno all'altro - spiega l'architetto - con della vernice per strada, si prova a fare una pista ciclabile o a pedonalizzare pezzo di città di cui, magari, si parlava da 10 anni ma adesso può essere fatto e testato. Poi, solo se funziona, si tiene", procedendo per "trial and error", tentativi ed errori. Ratti racconta che oggi ci sono "tante città che, sfruttando la capacità di usare i dati e nuovi strumenti, guardano a filoni diversi" dell'urbanistica per i quali rappresentano dei modelli: Singapore per la mobilità, Copenhagen per la sostenibilità, Boston per la partecipazione dei cittadini, "Milano sta guardando a un tema molto bello - dice l'architetto - che è quello dell'integrazione tra natura e città".
IL FORUM
I forum sono trasmessi sui siti e le pagine Facebook dell'ANSA e dell'ASviS e sul sito del Festival dello sviluppo sostenibile (festivalsvilupposostenibile.it), organizzato dall'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, in programma fino all'8 ottobre in Italia, nel mondo e online con oltre 600 eventi per sensibilizzare sui temi della sostenibilità economica, sociale, ambientale e istituzionale.
In totale sono dieci gli appuntamenti con ANSAforum per guardare al futuro dell'economia e del lavoro, della ricerca scientifica e della politica, così come alle sfide ambientali e all'evoluzione delle città e delle telecomunicazioni. Durante ogni puntata, vengono approfonditi con gli ospiti aspetti dei sistemi socioeconomici alla luce della pandemia che ha sconvolto il mondo, per capire le trasformazioni che ci aspettano e contribuire a scegliere il futuro che vogliamo, tra i tanti possibili.
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