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ANSAcom - In collaborazione con Assosalute
"Il tempo della manutenzione ordinaria per il Servizio sanitario nazionale è scaduto perché di fatto negli ultimi 15 anni tutti i Governi o non hanno finanziato o hanno tagliato la sanità pubblica. Non l'hanno riformata. Per cui oggi il bivio è se vogliamo rilanciare un sistema sanitario pubblico universalistico, anche per festeggiare i 45 anni della legge istitutiva, oppure vogliamo transitare a un sistema misto, cambiando modalità di finanziamento e di organizzazione dei servizi sanitari. Io credo che questa sia la prima risposta che la politica oggi debba dare”. Lo dice il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, in occasione dell’incontro organizzato a Roma da Asssosalute 'Ssn al bivio: pubblico o privato?'. “Il DM 77 - prosegue Cartabellotta - ovvero la normativa che fa parte del PNRR missione salute che abbiamo rendicontato all'Europa, prevede una vera e propria rivoluzione dell'assistenza sanitaria territoriale. Solo che è stata scritta bene sulla carta, ma è tanto difficilmente attuabile sul territorio, perché di fatto abbiamo 21 servizi sanitari regionali che nel corso degli ultimi vent'anni hanno investito e organizzato diversamente servizi sanitari territoriali”.
“Un esempio per tutti - prosegue- riguarda uno degli obiettivi più importanti, cioè assistere circa il 10 per cento della popolazione in assistenza domiciliare delle persone che hanno più di 65 anni. Ci sono Regioni che di fatto sono prossime al traguardo, Regioni che devono incrementare del 350-450 per cento quelli che sono i pazienti assistiti nel 2019. Quindi è evidente che quando le 21 Regioni partono da punti così diversi il raggiungimento degli obiettivi nazionali è fortemente ostacolato”. “Oggi - conclude - anche il sistema dei piani di rientro possiamo definirlo fallimentare perché da un lato ha riequilibrato il bilancio delle Regioni interessate, ma dall'altro non ha tenuto fede a quello che è il suo nome originale di riqualificazione e riorganizzazione dei servizi sanitari. Di fatto, le Regioni del Sud in questi ultimi anni hanno praticamente accumulato ulteriore ritardo rispetto a quelle del Nord. Quindi è importante anche ai fini dell'implementazione del PNRR che ci sia una nuova modalità con la quale lo Stato possa affiancare e potenziare le Regioni del Sud e la risposta a mio avviso non può essere quella del regionalismo differenziato, delle autonomie differenziate, che così come sono previste inevitabilmente finiranno per aumentare il gap”.
ANSAcom - In collaborazione con Assosalute
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