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ANSAcom - In collaborazione con Jaka Congressi
"La fibrosi polmonare è una complicanza frequente nei pazienti affetti da sclerodermia, ma definirne le criticità non basta: occorre anche aumentare la sensibilità dell’opinione pubblica sui sintomi e sugli effetti nella vita quotidiana e continuare a fare ricerca, seguendo percorsi terapeutici multidisciplinari e colmando i ritardi diagnostici". Così Marco Matucci Cerinic, ordinario di reumatologia dell’Università di Vita Salute San Raffaele di Milano e Presidente dell’Italian World Scleroderma Foundation (Iwsf) introducendo le nuove sfide della comunità scientifica e delle associazioni dei pazienti in occasione del convegno, “Il polmone nella sclerosi sistemica. Nuovi orizzonti terapeutici”, organizzato oggi a Roma presso l’Auditorium dell’Ara Pacis dalla IWSF, la Gils Odv Ets, e la Systemic sclerosis progression investigation (Spring), con il sostegno della European scleroderma trials and research group (Eustar), ed il patrocinio della Società italiana di Reumatologia (Sir) e della Società Italiana di Medicina interna (Simi). Tra le terapie emergenti segnalate nel corso dell'evento, le nuove prospettive di cura che provengono dalle CAR-T. "CAR-T significa Chimeric Antigen Receptor T-Cells. Si tratta di linfociti T prelevati da questi pazienti, quindi sono cellule del paziente che vengono poi sottoposte ad una ingegnerizzazione in vitro - spiega Gianluca Moroncini, ordinario di Medicina Interna, Università Politecnica delle Marche-. Queste vengono dotate del potere di eliminare specifiche cellule del sistema immunitario che sostengono il processo di sclerosi sistemica. È l'ultima frontiera terapeutica - continua-. È uscita una pubblicazione a febbraio scorso che dimostra il potenziale di questo approccio nei nostri pazienti e adesso stanno per partire degli studi multicentrici internazionali sponsorizzati, ai quali molti colleghi italiani, incluso il mio centro, parteciperanno. Questo chiaramente offre una prospettiva molto importante di nuove cure. In più si stanno sviluppando nuovi farmaci biologici, quindi anticorpi monoclonali diretti contro specifiche strutture, anche in questo caso cellulari, specifici meccanismi immunitari che dovrebbero darci nuove armi terapeutiche per il futuro dei nostri pazienti". Per Sergio Harari, associato di Medicina Interna dell'Università di Milano, "la diagnosi delle complicanze vascolari, quindi in particolare dell'ipertensione polmonare in questi anni, nelle forme sclerodermiche, è molto migliorata. Abbiamo la possibilità oggi, sia grazie a degli algoritmi diagnostici, sia al miglioramento anche delle valutazioni ecocardiografiche, di aumentare la sensibilità e quindi di fare una diagnosi più precoce", conclude.
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