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ANSAcom - In collaborazione con Challenge Network
La storia delle imprese italiane come "storia di innovazioni". Dalla macchina da scrivere Olivetti Lettera 22 che, restaurata e dipinta con i colori della bandiera italiana, continua a vendere, ai due leoni sulle confezioni di pomodoro Mutti, che servivano a rendere riconoscibile il prodotto anche agli analfabeti, all'inizio del 900. Dalle prime macchine per trasformare il forno dei Biscotti Gentilini in una fabbrica all'avanguardia, nello stesso periodo, allo studio dei palloncini di un venditore ambulante che diede vita a Gemar. E, arrivando a oggi, il nuovo portale My Italian Product per acquistare articoli tricolori sul web su un'unica piattaforma.
Storie e aneddoti si susseguono sul palco della tappa conclusiva del roadshow "Tradizione e Innovazione Made in Italy.
I protagonisti si raccontano", che si è tenuto a Roma, nell'ambito della Made in Italy week. Come negli appuntamenti precedenti a Roma, Milano, Bari, Salerno, Modena, Torino e Ancona è in mostra l'Italia dell'ingegno e dell'eccellenza nel mondo.
"Con il progetto Made in Italy intendiamo dare il nostro contributo al racconto dell'eccellenza dell'imprenditoria italiana da parte dei suoi protagonisti, coinvolgendo le istituzioni, a livello governativo e locale, per favorire una più proficua collaborazione", ha dichiarato il fondatore del progetto Roberto Santori annunciando la nuova edizione del roadshow al via il prossimo autunno e appuntamenti anche all'estero. Si parte da Barcellona dove si terrà un evento a maggio, poi Madrid e altre possibili destinazioni dal Sudamerica agli Emirati Arabi.
"Stiamo lavorando per creare un format che sia esportabile, in modo da diffondere questa narrazione positiva a livello nazionale e internazionale", ha aggiunto Santori, determinato a sconfiggere la negatività che troppo spesso prevale quando gli italiani parlano dell'Italia.
"Ci siamo resi conto di quanto il made in Italy e i valori che rappresenta siano colti con più favore e attenzione all'estero che da noi". Da questa "arrabbiatura", quattro anni fa, è nata l'idea di raccogliere e raccontare le storie delle imprese di successo, all'inizio con una community sui social network, per farle diventare "patrimonio di tutti, soprattutto dei giovani". Il ceo di Teleperformance Knowledge Services, Gabriele Albani, ha presentato una ricerca realizzata su un campione di 2.000 italiani tra i 18 e 65 anni, rappresentativo della popolazione per genere e area geografica. Ne emerge che il valore del brand Made in Italy è sempre più riconosciuto e che gli italiani sono disposti a pagare il 20% in più per avere prodotti autentici e di qualità.
"La nostra ricerca - ha detto Albani - conferma che 'Made in Italy' è marchio che per gli intervistati significa qualità, attenzione ai dettagli, esclusività, innovazione, ma soprattutto generazione di valore per l'economia nazionale, alla quale partecipare indirettamente con i propri acquisti. La ricerca rivela nel complesso una sensibilità degli italiani al tema del Made in Italy, che emerge come valore da comunicare, potenziare, difendere." Ha concluso i lavori l'head of education, business promotion & supply chain di Sace, Mariangela Siciliano, che ha illustrato il lavoro per supportare la crescita delle imprese italiane che innovano.
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