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ANSAcom - In collaborazione con Intesa Sanpaolo
Delinea un quadro di grande incertezza a livello mondiale il terzo Rapporto sul mondo postglobale presentato da Intesa Sanpaolo e dal Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi nell'ambito del Festival Internazionale di Economia di Torino. Lo studio dal titolo “Il Mondo ha perso la bussola”, spazia dalle abitudini quotidiane alle elezioni del 2024, con uno specifico focus sulla politica industriale italiana. "Quasi tutte le certezze sono venute meno, a partire da quelle geografiche, Ci sono fenomeni climatici e geopolitici, l'economia che non gira più come prima. E' un gioco nuovo, più tempestoso e difficile da governare. Non ci sono oggi punti cardinali ai quali aggrapparsi per orientarsi, dobbiamo crearceli noi" spiega Deaglio.
“In un mondo con tantissime incertezze - sottolinea il capo economista, Gregorio De Felice - dobbiamo cercare punti fermi su cui poter contare. L’Europa li ha trovati con la pandemia: Next Generation Eu e altri strumenti prima impensabili, come Sure per le indennità di disoccupazione. Creando debito comune si sono trovate nuove risorse per i singoli Paesi. Gli Europei hanno molto a cuore i temi chiave che l’Unione deve affrontare. Un esempio: la fiducia sull’Ue, in generale, è al 45%, anche se in lievissimo recupero, ma al tempo stesso il 70% degli europei ha fiducia nell’Euro e temi come la difesa e la sicurezza comuni, la politica energetica, le politiche commerciali, la libera circolazione di persone e beni, la tutela dell’ambiente e la transizione energetica raccolgono un interesse compreso tra il 75 e l’80%. L’Europa ha reagito bene alla pandemia, meno sulla crisi energetica o su altri fronti, sui quali dovrebbe trovare maggiore unità. Pensiamo alla crisi tecnologica: l’85% delle aziende innovative altamente tecnologiche sono negli Usa, l’altro 15% è in Cina. Pensiamo alla difesa comune, dove comunque c’è stato qualche passo avanti, alla crisi demografica e alla transizione climatica. Per affrontare assieme tutte queste sfide, l’Ue dovrebbe investire 900 miliardi all’anno. L’invasione dell’Ucraina ci ha insegnato che dobbiamo conquistare indipendenza strategica, ma a oggi l’Ue non è disponibile a mettere sul piatto una nuova Next Generation Eu. Speriamo nel nuovo Parlamento e nella nuova Commissione”.
De Felice ha parlato anche dell'Italia: “ci sono segnali di cambiamento: la crescita cumulata italiana dal 2010 al 2019 - ha detto
-è stata solo dell’1,1%, quella dell’Area Euro del 12,6%, ma da fine 2021 alla previsione di fine 2024 la crescita cumulata del nostro Paese sarà del 6%, più alto del 4,7% dell’Area Euro, del 4,4% della Francia e del 2,1% della Germania. Qualche cosa è cambiato, soprattutto per quel che riguarda gli investimenti. Abbiamo avuto un rimbalzo degli investimenti dal 2017, grazie soprattutto a grandi incentivi al sistema economico, come Industria 4.0 e il Superbonus, che vale circa 10 volte Industria 4.0 ed era servita alla digitalizzazione delle imprese di ogni dimensione e quindi a un aumento della produttività. Le nostre esportazioni continuano a crescere più della media europea e manteniamo le quote di mercato a livello globale a differenza di Francia e Germania”.
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