Al momento ogni abitante può contare in media su appena 4,74 litri al giorno, ossia meno di un terzo del minimo raccomandato in situazioni di emergenza e al di sotto della quantità che consumiamo ogni volta che tiriamo lo sciacquone del water.
L'analisi di Oxfam rivela inoltre che gli attacchi israeliani hanno danneggiato o distrutto 5 infrastrutture idriche e sanitarie ogni 3 giorni dall'inizio della guerra; la distruzione delle infrastrutture idriche ed elettriche - sommate alle restrizioni all'ingresso di pezzi di ricambio e carburante (ne entra solo un quinto di quanto necessario) - hanno ridotto la produzione d'acqua all'interno della Striscia dell'84%, mentre l'azienda idrica nazionale israeliana Mekorot ha tagliato le forniture del 78%.
Israele , secondo i dati Oxfam, ha distrutto il 70% di tutte le pompe per lo smaltimento delle acque reflue e il 100% degli impianti di trattamento, nonché i principali laboratori di analisi della qualità dell'acqua, limitando l'ingresso delle attrezzature di analisi usate da Oxfam; a Gaza City, l'88% dei pozzi e il 100% degli impianti di desalinizzazione dell'acqua sono stati danneggiati o distrutti. L'attuale situazione sta generando un'emergenza sanitaria, che si aggrava di giorno in giorno. A causa della mancanza di acqua potabile e servizi igienici, ad oggi il 26% della popolazione si ammala gravemente di malattie che sarebbero facilmente prevenibili. "Lo scorso gennaio la Corte Internazionale di Giustizia ha chiesto a Israele di garantire l'ingresso e la distribuzione degli aiuti umanitari, per scongiurare il rischio concreto che a Gaza si compisse un vero e proprio genocidio. - spiega Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia - Da allora però nulla è cambiato, anzi siamo stati testimoni diretti degli ostacoli che Israele ha posto sistematicamente per rendere impossibile una risposta umanitaria adeguata a salvare la popolazione palestinese".
"Abbiamo assistito all'uso da parte di Israele della fame come arma di guerra, a cui si aggiunge anche l'intenzionale privazione dell'acqua potabile, con conseguenze drammatiche per la popolazione civile - aggiunge Valentina Bidone, coordinatrice della risposta umanitaria di Oxfam Italia per Gaza -. Purtroppo non si tratta di una tattica nuova, il Governo israeliano ha ostacolato la fornitura dell'acqua potabile già per troppi anni, privandone sistematicamente i palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia. Tuttavia mai si erano raggiunti questi livelli.
È perciò cruciale che la comunità internazionale eserciti al più presto ogni pressione diplomatica possibile per proteggere la popolazione di Gaza e risparmiarle ulteriori sofferenze, mettendo in campo un'azione incisiva in grado di tutelare i diritti umani fondamentali, compresi quelli sanciti dalle Convenzioni di Ginevra e sul genocidio". (ANSAmed).
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