(di Cristiana Missori)
Anche gli italiani scelgono l'Albania per trovare lavoro. Non soltanto piccole e medie imprese in cerca di nuove opportunità, ma giovani laureati e non. In tutto sono 19 mila quelli con regolare permesso di lavoro, occupati nei call center, ma anche proprietari di ristoranti; impiegati nei comparti energetico e delle infrastrutture, nella moda, nei servizi e nelle comunicazioni e nelle Tlc. ''Un flusso di arrivi al contrario che mostra come il vento sia cambiato e indice positivo di integrazione europea'', confida all'ANSA il ministro del Welfare e della Gioventù albanese, Erion Veliaj, giunto a Roma per una serie di incontri tra cui quello con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e il card. Angelo Sodano.
Il Paese delle Aquile come una ''piccola America'' oltre Adriatico, come la definisce il giovane responsabile degli Affari sociali albanesi, dove in molti scelgono di tornare dopo anni di diaspora e dove cittadini Ue scelgono di trasferirsi per trovare un impiego. Ventitre anni dopo la fine della dittatura, sottolinea Veliaj, la lunga transizione vissuta dall'Albania ha portato i suoi frutti. E un'accelerata in campo economico e sociale è venuta anche dall'esecutivo guidato dal socialista Edi Rama, insediatosi lo scorso settembre. ''Puntiamo a portare l'Europa in Albania e non l'Albania in Europa'', sostiene con una battuta il ministro. ''Il nostro appetito per le riforme non si fermerà con la decisione di Bruxelles di concederci lo status di candidato''. A giugno forse il verdetto definitivo, ma finora il governo albanese ha scelto di tirare diritto, facendo approvare alcuni provvedimenti anche scomodi. Da giugno, sostiene il ministro, ''saranno le donne a percepire i sussidi e gli assegni famigliari e non più agli uomini''. Una manovra che consentirà il rafforzamento delle donne, rimarca, amministratrici più oculate e attente dei mariti ''che spesso i soldi se li giocano prima di tornare a casa''. Una decisione ''che ha provocato molte polemiche, ma che siamo riusciti a far passare''. Lo scorso mese alla Fiera del lavoro di Tirana il ministro Veliaj aveva annunciato la creazione di 6 mila posti di lavoro.
Come? ''Grazie alla trasparenza - replica - e mettendo in piedi centri di impiego moderni (sono meglio di quelli italiani), che dialogano tra loro e con i vari uffici governativi e puntando sulla formazione''. Chi cerca un impiego ''si rivolge a questi centri e può ricevere anche un coupon che gli consente di accedere a corsi di formazione gratuiti''. Anche la trasparenza del mercato del lavoro è un modo per lottare contro la corruzione e il clientelismo, dice, ''il che ci riporta al discorso del raggiungimento degli standard europei''. Nonostante l'inversione di tendenza degli ultimi anni, la presenza albanese in Italia resta forte: circa 100 mila alunni nelle scuole, 12 mila studenti universitari, 38 mila partite Iva. In tutto circa 500 mila persone. Del loro futuro contributivo e pensionistico e di quello dei lavoratori italiani in Albania, Veliaj intende parlare con il ministro Poletti. ''A oggi non esiste un accordo fra Roma e Tirana in materia di sicurezza sociale e di cumulo contributivo. Per questo, nel nostro incontro vorrei proporre al ministro Poletti di iniziare a lavorarci su''. Un vantaggio economico a somma positiva per i due Paesi, conclude Veliaj. Restano però da definire i costi per il sistema pensionistico italiano già al collasso. (ANSAmed).
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