(ANSAmed) - TEL AVIV, 05 SET - In un briefing tenuto nella tarda serata di ieri a Washington, un alto funzionario americano ha fatto capire che Hamas ha irrigidito le sue posizioni sull'accordo e sta chiedendo il rilascio di un numero maggiore di detenuti palestinesi condannati per terrorismo e omicidi in cambio della liberazione degli ostaggi. Lo riferisce Ynet.
"Hamas ha messo sul tavolo questioni problematiche e diverse rispetto alle richieste delle scorse settimane", ha detto il funzionario.
La fonte si è mostrata scettica riguardo alla questione se Hamas voglia davvero un accordo, ma ha comunque notato che finora è stato raggiunto un accordo sul 90% dei dettagli.
Secondo lui lo schema comprende complessivamente 18 capitoli, su 14 dei quali c'è accordo. "Sentirete Hamas dire che hanno accettato l'accordo del 2 luglio, ma si tratta di 14 articoli", ha sottolineato. "In un paragrafo c'è un emendamento molto tecnico, e gli altri tre paragrafi riguardano lo scambio di prigionieri, quando anche il testo di Hamas del 2 luglio dice esplicitamente che i negoziati devono ancora essere condotti.
Quindi, sostanzialmente, il 90%, compresi quelli di Hamas, sono stati concordati".
Nei giorni scorsi si era appreso di forti divisioni tra Hamas e le fazioni della Jihad islamica a Gaza poiché questi ultimi hanno chiesto al leader Yahya Sinwar che nella lista dei detenuti palestinesi da rilasciare ci sia un numero più alto dei loro miliziani.
ntervenendo a un convegno a Tel Aviv, l'ambasciatore statunitense Jack Lew ha affermato che "si continuano a fare progressi" nei tentativi di raggiungere un accordo sugli ostaggi, "anche sulle questioni chiave".
Lew sembra indicare che il punto più arduo dei colloqui non sia il Corridoio Filadelfia: "I negoziati hanno toccato le questioni più difficili, alcune delle quali non sono oggetto della maggior parte del dibattito pubblico”. Lew ha detto che che gli Usa stanno elaborando una proposta con Israele, Egitto e Qatar "che, quando verrà presentata, sarà chiaro che la pressione sarà esercitata su Hamas affinché la accetti". L'ambasciatore Lew ha lasciato intendere che le recenti dichiarazioni del primo ministro Benyamin Netanyahu in due conferenze stampa ravvicinate sulla necessità di rimanere sul confine tra Gaza e l'Egitto (Corridoio Filadelfia) per il prossimo futuro non stanno affossando i colloqui: "Dichiarazioni pubbliche molto forti a volte coesistono con una flessibilità residua, quasi sempre", ha detto. Lew ha poi sottolineato che le trattative in corso non mirano a definire i dettagli definitivi della seconda fase dell'accordo. "Ciò accade quando si è ben addentrati nella fase 1", ha affermato. Secondo la proposta in discussione, una seconda fase vedrebbe un cessate il fuoco permanente tra Israele e Hamas, il ritiro delle truppe dell'Idf da Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi.
Intanto il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha dichiarato oggi alla rete americana Fox News che "l'ostacolo alla fine della guerra e alla liberazione degli ostaggi è Hamas, che ha massacrato sei ostaggi sparando loro alla testa. Non è Israele e non sono io", ha detto. Il premier, rispondendo alle accuse secondo cui starebbe prolungando la guerra per la sua sopravvivenza politica, ha aggiunto: "Non mi occupo del mio futuro politico, ma dell'avvenire di Israele. La guerra sarebbe finita ieri se Hamas avesse restituito gli ostaggi. Ma Hamas si rifiuta di farlo".
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