Tre persone sono state arrestate
su disposizione del gip distrettuale antimafia di Potenza
nell'ambito di un'inchiesta che il 2 ottobre scorso portò al
fermo di 21 persone accusate dalla Procura antimafia del
capoluogo lucano di estorsione, illecita concorrenza, detenzione
e porto di esplosivi e di armi, "per un totale di 81 reati
fine".
I tre arrestati sono stati trasferiti nel carcere di Melfi
(Potenza). L'inchiesta ha ipotizzato l'esistenza di una
"confederazione mafiosa riferibile alle famiglie Scarcia-Scarci,
operante sul litorale jonico lucano". Tale "confederazione
mafiosa avrebbe imposto la cosiddetta 'signoria'" sulle attività
di pesca professionale nel tratto lucano del mare Jonio, "con
uso strumentale della capacità intimidatoria e quindi con
condotte - esplicite o implicite - di violenza o minaccia,
idonee ad incidere sui meccanismi di una concorrenza libera e
lecitamente attuata, garantendosi un regime di 'monopoli' sulle
attività marinare". In sostanza, il clan, "con lo scopo di
inibire l'altrui concorrenza", imponeva "a tutti gli altri
imprenditori del settore una tangente da pagare - la cosiddetta
'parte' - per poter pescare nello specchio di mare antistante da
Metaponto di Bernalda a Nova Siri".
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