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Indagine su figlio ex calciatore, è querelle Italia-Romania

In ospedale per gravi patologie, Bucarest vuole processarlo

(ANSA) - NAPOLI, 07 FEB - Ha innescato una querelle giudiziaria che vede su sponde opposte le autorità italiane e romene, il caso di Mario Iorgulescu, figlio di Gino, ex calciatore e presidente della Lega Calcio della Romania: Mario è ricoverato in Italia per gravi patologie, dal 2019, e gli inquirenti del suo Paese vorrebbero sottoporlo a processo per un omicidio stradale di cui è ritenuto responsabile malgrado cinque perizie lo dichiarino incapace di sostenere il giudizio. A rendere nota la sua storia è il suo legale, l'avvocato Claudio Falleti, che a Napoli si è occupato e si sta ancora occupando del caso dei tre napoletani scomparsi in Messico.
    Il grave incidente stradale avvenuto a Bucarest l'8 settembre del 2019: Mario, a bordo della sua vettura, si scontra frontalmente con un'altra auto. Muore un giovane e Iorgulescu, già sofferente per alcune patologie, subisce un aggravamento del suo stato di salute. La sua famiglia, per offrirgli la maggiore assistenza possibile, decise di farlo curare in Italia. Una scelta che purtroppo non ha prodotto i risultati aspettati.
    La Corte di Appello di Milano e il procuratore generale, rispondendo alle istanze che giungevano dall'autorità giudiziaria romena, ha disposto cinque accertamenti, l'ultimo lo scorso maggio, dai quali è emerso che Mario non è in grado di sostenere un processo e che il suo stato di salute non è, purtroppo, suscettibile di miglioramenti. Ciononostante gli inquirenti del suo Paese, senza disporre a loro volta accertamenti in tal senso, continuano a chiedere l'esecuzione del mandato di arresto europeo emesso nei suoi confronti.
    Un provvedimento rigettato dalla Corte di Appello di Milano in considerazione della sua invalidità, del 100% secondo l'Inps che ha indotto il tribunale a nominare un amministratore di sostegno. 
    "Durante le varie udienze il pubblico ministero del processo Iorgulescu - spiega Falleti - non ha mai ammesso le perizie italiane come prova dello stato di salute, si è sempre rifiutato di richiederne di proprie con una rogatoria, prendendosi gioco dell'attività svolta dai periti nominati della Corte d'Appello di Milano come a significare tra le righe che l'attività medica espletata fosse quasi costruita ad arte per evitare il processo". "I media e il procuratore romeni - conclude il legale della famiglia Iorgulescu - si sono accaniti contro Mario e il padre distorcendo volontariamente la realtà dei fatti e le reali condizioni di salute, dipingendo il mio assistito come un fuggitivo che vuole sottrarsi alla giustizia, procedendo sommariamente e demonizzandolo: è ovviamente giusto che si accertati la responsabilità penale, in un equo processo, e che l'indagato risponda delle accuse e si difenda. Tutto ciò quando ci sono le condizioni per celebrarlo, il processo. Ritengo che si tratti di una violazione dei diritti umani".

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