(ANSA) - NAPOLI, 13 APR - Lunedì 17 aprile (ore 17), nel
Teatro Instabile Napoli, si presenta il libro 'L'ultimo
Parlamento Generale del Regno di Napoli nell'età spagnola
(1642)', edito da La valle del tempo, di Guido D'Agostino. Ne
discutono con l'autore i professori Giovanni Muto e Francesco
Senatore (modera il professore Mario Rovinello). Il volume
ripercorre i tratti salienti della riunione, e relativo
svolgimento dei lavori, dell'assemblea svoltasi nel 1642,
concretamente dell'ultimo Parlamento Generale del Regno di
Napoli nell'età spagnola. "In qualche modo, la coda, o la
stazione di arrivo, di un lungo percorso storico, politico e
istituzionale avviato da Alfonso il Magnanimo, primo sovrano
aragonese, due secoli prima, nel 1442, e protrattosi fino alla
vigilia dei moti masanielliani" sottolineano i promotori
dell'evento.
Dall'introduzione: "La ricostruzione che si è provato a
realizzare si fonda sulla fonte principale a disposizione,
custodita nell'Archivio Storico Municipale di Napoli, con le
importanti integrazioni ricavate dall'esemplare manoscritto del
Fondo Brancacciano presso la Biblioteca Nazionale napoletana
(Sezione Manoscritti e Rari). Nell'insieme si è inteso
maneggiare e ricomporre un quadro tutt'altro che semplice e
lineare, con interferenze e sovrapposizioni tra i vari piani,
socioeconomico e finanziario, come anche politico-istituzionale.
Evidente riflesso, o specchio, d'altronde, di una società
altrettanto complessa, a cui rimandano in ogni caso descrizioni,
analisi, interpretazioni di cronisti, storici, studiosi di ieri
e di oggi, nonché alcuni tra gli stessi protagonisti e/o
testimoni di quel tempo lontano, di un secolo, il Seicento, che
tuttavia 'ci somiglia' come del resto in altra sede non si è
mancato di osservare". In sostanza, altro che un Parlamento
senza storia - come pure è stato sostenuto - in cui tutto era
stato già deciso prima ancora che avesse luogo e si svolgesse.
Nei fatti, piuttosto, "una pagina straordinaria di storia e di
politica, trattata dall'autore 'con il cuore e con la mente', e
perché no, con la speranza neppure tanto segreta che la
conoscenza del passato, anche lontano, possa ancora guidare i
passi della distratta e incattivita attuale contemporaneità".
(ANSA).