Tra cronaca e storia, attualità e
politica, Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano,
incontra i giovani di Giffoni spiegando la sua visione del
gionalismo. "Credo sia giusto che in occasione di elezioni un
giornale prenda posizione e dica cosa pensa sia meglio per il
Paese, io preferisco farlo sui temi e non sugli schieramenti.
Non vuol dire però difendere sempre qualcuno o qualcosa. Bisogna
avere sempre uno spirito critico particolare".
Sul palco, insieme al fondatore del Giffoni Film Festival
Claudio Gubitosi e a Travaglio sono saliti il sociologo Domenico
De Masi, direttore, e Cinzia Monteverdi fondatore e
amministratore delegato della scuola del Fatto. A loro il premio
dei giovani di #Impact. "I giovani non sono tutti come quelli
che vediamo qui però il fatto che ce ne siano così tanti fa ben
sperare - ha evidenziato Travaglio - non mi sentirei di
sconsigliare di fare il giornalista se si ha la giusta
vocazione". Sulla libertà di stampa e sul perché un giovane
dovrebbe scegliere la carriera giornalistica, il direttore del
Fatto Quotidiano è chiaro: "Siamo a zero quindi non possiamo che
migliorare perché peggiorare è difficile. Bisogna avere passione
per fare il giornalista: è una gavetta lunga e difficile ed è un
mestiere abbastanza faticoso, senza orari, fatto bene implica
anche rinunce. Deve nascere da una vocazione molto forte. I
giovani sono tanti e possono essere come quelli incontrati qui:
informati, qualificati. Cosa può fare un giornalista per i
giovani? Può parlare chiaro, provando a farsi capire. Già le
cose che raccontiamo sono terribili se poi lo facciamo con un
linguaggio involuto, ricercato e criptico nessuno ascolterà".
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