Ci sarebbero i classici tombaroli, ma anche collezionisti privati, mediatori e responsabili di importanti case d'asta tra gli oltre venti indagati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere per ricettazione e furto di beni culturali nell'ambito della maxi-indagine che ha permesso di intercettare migliaia di reperti antichi trafugati dall'Antica Cales, area archeologica situata nei pressi del comune di Calvi Risorta, nel Casertano, abbandonata da anni. Un vero scrigno di bellezze quasi tutte ancora sotto terra, che i tombaroli portano alla luce costantemente alimentando un fiorente traffico illegale di reperti antichi di grande valore.
L'indagine, condotta dai carabinieri del Nucleo tutela Patrimonio Culturale di Napoli, si protrae da oltre un anno, durante il quale i militari hanno fatto anche arresti eccellenti. Come quello avvenuto a settembre 2022 dell'allora sovrintendente per le province di Caserta e Benevento Mario Pagano, ma anche un altro arresto effettuato nei pressi del confine svizzero, forse ancora più importante per lo sviluppo delle indagini, perché ha coinvolto un trafficante pronto a far entrare nel Paese elvetico reperti trafugati in Italia, che sarebbero stati venduti sotto banco ad una casa d'aste svizzera, il cui responsabile figura tra gli indagati.
Fondamentale, per capire anche il grado di coinvolgimento dell'esperto d'arte svizzero, sarà l'esito della rogatoria inviata ai magistrati elvetici dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. "Questa indagine è molto importante perché permette di ricostituire un patrimonio artistico spesso abbandonato e dunque alla mercè di malviventi e trafficanti, ma anche e soprattutto di salvaguardare la memoria di un territorio come quello casertano, dove sono tanti i siti archeologici e artistici", spiega il procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere Antonio D'Amato, che ha coordinato le indagini con i sostituti Armando Bosso e Giacomo Urbano (il procuratore è Pierpaolo Bruni).
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