"Dietro la facciata. Quali realtà, quali scelte, quali professionisti per i musei degli enti locali. Alla ricerca di un vero sistema e alla comunicazione di 'buone pratiche" è il tema della giornata di studio in programma venerdì 17 novembre, alle 9:30, nella sede de IlCartastorie, Museo dell'Archivio Storico del Banco di Napoli. Piccoli, medi e grandi musei locali e istituzionali, negli ultimi anni, sottolineano i promotori delle assise, "hanno assistito a significative modifiche normative e preso atto di un ampio dibattito nazionale che richiede cambiamenti cui non sempre gli istituti museali in oggetto hanno potuto rispondere positivamente".
A cura di ANMLI e del DiLBeC (Dipartimento di Lettere e BB.CC. Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli"), la giornata - dedicata alla memoria di Anna Maria Visser, archeologa, storica dell'arte, docente universitaria, punto di riferimento per il mondo culturale - intende focalizzarsi su alcuni temi particolarmente urgenti per i musei appartenenti ad enti diversi dallo Stato. La pubblicazione dei Livelli Uniformi di Qualità e l'attenzione crescente al Sistema Museale Nazionale rendono più che mai necessario fare il punto su questa realtà museale italiana. Pensata come momento di confronto tra i diversi protagonisti del mondo dei musei non statali, la giornata napoletana intende collegarsi al dialogo nazionale da tempo esistente su tali temi e contribuire alla messa in campo di proposte utili allo sviluppo. I numerosi musei non statali che puntellano il territorio del nostro Paese "sono presidi territoriali di memoria, punti di accoglienza e di partenza per itinerari di visita appositamente studiati che potrebbero consentire, in sinergia con altre azioni, di dar vita ad un programma di interventi che permetta non solo l'uso ottimale e la rinnovabilità (ossia la tutela) delle risorse culturali del Paese, ma anche un'innovativa strategia di sviluppo". "La nostra proposta nasce dalla ricerca universitaria e dal bisogno di confronto sugli esiti della ricerca stessa - spiega Nadia Barrella, ordinario di Museologia del DiLBeC - credo che questo approccio sia estremamente corretto e, soprattutto, coerente con le caratteristiche di un territorio plurimillenario ricco di antichi e polisemici istituti di cui occorre valutare, molto più di quanto sia stato finora fatto, il potenziale culturale, economico e sociale. Ritengo che, se ben gestiti, questi istituti possano essere un’immediata risorsa strategica per la qualità della vita delle persone, per la promozione dei territori, per il loro sviluppo sostenibile e per la stessa industria culturale italiana. Materiali o immateriali che siano, i beni culturali sono strumenti capaci di trasformare la pianificazione territoriale in pianificazione culturale del territorio". "Diviene, perciò, necessario creare nuovi modelli diffusivi - commenta Anna Maria Montaldo, presidente ANMLI - che contemperino la correttezza di informazioni ed esperienze trasmesse con una maggiore godibilità: si tratta di approdare ad una 'gestione implicante', ossia comprensiva dell’insieme dei bisogni, delle risorse, delle attività e dei prodotti intellettuali e materiali degli individui e delle comunità. La tesi di un patrimonio che sia principio aggregante per il territorio che, in modo reticolare, ne valorizzi identità, conoscenze, ricerche, innovazioni, potenzialità formative ed informative, costituisce, a un tempo, una plausibile risposta alle necessità di ridefinizione delle reali risorse (anche economiche) del Paese e la miglior speranza di sopravvivenza della cultura stessa".
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