Avrebbe esercitato
illegittimamente per 14 anni, dal 2006 al 2020, attività
extra-istituzionale non autorizzata prima in piena autonomia,
poi una volta 'pizzicato', tramite una società intestata alla
moglie, percependo compensi che non poteva ricevere per oltre
due milioni di euro (2.173.177,70 euro). E' l'accusa di danno
erariale contestata ad un dirigente medico dell'Asl di Caserta
dalla Procura regionale della Corte dei Conti della Campania,
che ha emesso un invito a dedurre notificato al professionista
dalla Guardia di Finanza di Caserta, in particolare dal Nucleo
di Polizia Economico-Finanziaria, che ha realizzato le indagini
avviate dai Nas dei Carabinieri. I militari delle Fiamme Gialle
hanno sequestrato al dirigente beni immobili e conti correnti.
E' stata l'Asl a presentare denuncia rispetto agli incarichi
extraistituzionali non autorizzabili che il medico ha svolto per
quasi tre lustri.
Dalle indagini dei finanzieri, coordinate dal pubblico
ministero contabile Mauro Senatore e dal procuratore regionale
Antonio Giuseppone, è emerso che il dirigente dell'Asl avrebbe
svolto dal 2006 al 2017 incarichi non autorizzabili lavorando
presso strutture non convenzionate e apparendo in prima persona,
sebbene il suo rapporto di lavoro con l'Asl fosse a tempo pieno
e incompatibile con altri incarichi. A partire invece dal 2018 e
fino al 2020, dopo che la sua condotta illecita era emersa ed
era stata segnalata, il medico avrebbe continuato a svolgere
attività extra-istituzionale non autorizzata e non autorizzabile
dall'Asl lavorando in un centro diagnostico di proprietà della
moglie, dove svolgeva tutte le prestazioni sanitarie, risultando
come referente sanitario del centro.
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