Con il nuovo lockdown nelle zone
rosse e le limitazioni imposte a tutte le scuole dall'ultimo
Dpcm, sono a casa 4 milioni di studenti ma in realtà a conti
fatti saranno molti gli alunni che frequenteranno la scuola in
presenza, ben oltre le aspettative, date le numerose deroghe al
principio di tenere i ragazzi a casa. Non è sicuramente insomma
un lockdown come quello di marzo, innanzitutto perchè, anche
nelle zone rosse, i bambini più piccoli, fino alla prima media,
continueranno ad andare a scuola. E intanto anche la Flc Cgil,
secondo quanto si apprende, avrebbe messo la propria firma sul
contratto sulla didattica a distanza, già firmato nelle scorse
settimane da Cisl e Anief. La firma sarebbe stata raggiunta con
la sottoscrizione di una intesa politica che affronta i temi
delle relazioni sindacali, prevede un monitoraggio costante
sulla didattica a distanza, come sostenere la connettività
delle scuole e prevederebbe anche risorse finanziarie. Il
ministero dell'Istruzione, conseguentemente, emanerà nelle
prossime ore una nuova nota sulla gestione della Didattica
digitale integrata.
Nonostante quindi siano partite le 'zone rosse' in classe
-che prevedono didattica a distanza al 100% dalla seconda media
a tutte le superiori- andranno in classe gli alunni che devono
svolgere attività di laboratorio o esercitazioni pratiche,
purchè avvengano nel rigoroso rispetto dei protocolli di
sicurezza, studenti impegnati in percorsi per le competenze
trasversali, alunni con disabilità o con disturbi specifici di
apprendimento per i quali sia preferibile la scuola in presenza,
gruppi di alunni che siano compagni di classe di ragazzi con
disabilità per permettere al disabile di interagire ed avere una
effettiva e reale inclusività. E ancora, possono frequentare gli
alunni in condizione di "digital divide", se il problema non è
risolvibile, alunni figli di personale sanitario (medici,
infermieri) direttamente impegnato nel contenimento della
pandemia, alunni figli del personale impiegato presso altri
servizi pubblici essenziali, dietro motivate richieste, alunni
dei convitti nel caso in cui le scuole siano poste nel medesimo
edificio o in edifici contigui. Infatti, in questa circostanza,
l'eventuale passaggio alla didattica a distanza non recherebbe
alcun beneficio alla salute pubblica, poichè gli studenti
risiedono a pochi metri di distanza dalle aule. E ancora,
avranno lezioni in presenza gli studenti costretti a fare scuola
in ospedale, gli alunni impegnati in progetti di istruzione
domiciliare, gli alunni adulti la cui istruzione sia realizzata
attraverso i Centri provinciali di istruzione. Anche per questi
è possibile mantenere la didattica in presenza, salvo che per un
20% di monte ore da effettuare a distanza.
Per le attività presso le scuole con sedi carcerarie, viene
garantito il diritto all'istruzione, secondo le modalità da
concordare con i direttori degli istituti penitenziari. Critiche
sono arrivate dal segretario della Uil scuola, Pino Turi. "Fermo
restando il rispetto, la considerazione e la gratitudine che
abbiamo nei confronti del personale impegnato in prima linea in
questa emergenza, come quello sanitario, siamo convinti - dice
Turi - che sia un errore di fondo far passare l'idea che sia
necessario garantire la presenza a scuola di determinate
categorie di alunni piuttosto che altri. Non si può parlare di
key worker. La scuola vale per tutti. L'altro errore che non
vorremmo fosse commesso è quello di considerare le scuole aperte
solo per gli studenti disabili e inserirli in una categoria
speciale, estranea al lavoro della classe".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA