Icona rock, come musicista, cantante, compositrice e cofondatrice con l’ex marito Thurston Moore dei Sonic Youth (‘implosi’ dopo la violenta rottura fra i due nel 2011) e poi con altri progetti sperimentali e il primo disco da solista nel 2018, ma anche artista visuale (fin da prima di diventare rocker) con esposizioni in vari musei, scrittrice, attrice e designer di moda. Kim Gordon ha sempre amato portare avanti più vite parallele nell’arte. Un mondo complesso che emerge in parte nella conversazione al Forum di cui è protagonista con l’amica scrittrice Rachel Kushner al Locarno Film Festival.
“Il titolo dell’ultimo libro di Kim è No Icon ma lei lo è. Il suo approccio, arrivando dal mondo dell’arte e sfondando nel rock è stato molto innovativo e radicale. Per me lei è stata un modello - dice Rachel Kushner, autrice fra gli altri di I lanciafiamme e The Mars Room -. L’ammiravo da molto prima di conoscerla. Lei ha una maniera intuitiva e fluida di rispondere al mondo”. L’amicizia fra le due è nata “in maniera spontanea, dopo poco cercavamo di farci ridere a vicenda” aggiunge la rocker.
Kim Gordon, che ha raccontato il suo percorso personale (fine del matrimonio inclusa) e artistico nell’autobiografia bestseller A girl in the band (2015) si reputa “una persona timida come altri performer - spiega - ma sul palco supero tutte le paure, sono calma e quando tutto va bene si può perdere anche la percezione del tempo e dello spazio, si va in una sorta di trance. Qualcosa che “succede anche quando crei in altre forme d’arte”. Esibirsi “è liberatorio, ti perdi nell’architettura del suono. Poi la tecnologia, in qualche modo ti fa sentire protetta. Io non sono una grande cantante, ma davanti a un microfono è come se diventassi un personaggio differente da me. Ti puoi permettere anche di essere vulnerabile”. Nell’arte, “c’è una forte componente di rischio, devi essere consapevole di quando fai schifo o troppo compiaciuto di te stesso. In quei momenti devi fermarti e ascoltare anche gli altri, ma non è facile”. Tra gli aneddoti che escono nella conversazione, il suo bizzarro incontro con il rapper LL Cool J, che poi ha ispirato una canzone scritta per i Sonic Youth, Kool Thing: “Ero andata a intervistarlo a fine degli anni ‘80 per la rivista Spin, il suo primo album mi era piaciuto molto, ma poi quando gli ho chiesto quale fosse la sua rock band preferita, sperando in fondo dicesse i Sonic Youth, lui mi ha risposto Bon Jovi… lì mi ha perso” dice sorridendo.
Al Festival insieme a Rachel Kushner ha scoperto molto cinema che non conosceva: “Ho visto ad esempio un film straordinario e molto provocatorio di Alberto Lattuada (al quale è dedicata la retrospettiva di locarno), ‘Le farò da padre’ (commedia grottesca con Gigi Proietti, ndr)… oggi non sarebbe possibile raccontare la sessualità di un'adolescente in quella maniera”. Lei, il cinema ma anche le serie tv (da Una mamma per amica a Girls) li frequenta a volte concedendosi ruoli di contorno o cameo: “Mi piace molto recitare ma lo faccio soprattutto per amici (come Gus Van Sant), lo faccio seguendo l’istinto”.
In collaborazione con:
Locarno Film Festival