La salute psicologica personale è direttamente correlata a quella lavorativa (e viceversa)
Secondo i dati emersi da una ricerca di BVA Doxa per Mindwork sul benessere psicologico dei lavoratori italiani, in occasione della Giornata Internazionale della Salute Mentale del 10 Ottobre, quasi l’85% delle persone intervistate considera il proprio benessere psicologico generale correlato al proprio benessere sul lavoro e viceversa. La quota di persone che dichiara di soffrire di frequenti problemi di ansia e insonnia per motivi legati al lavoro, invece, sfiora il 50%. “L’80% delle intervistate e degli intervistati ha provato almeno un sintomo correlato al burnout (sensazione di sfinimento, calo dell'efficienza lavorativa, aumento del distacco mentale, cinismo rispetto al lavoro) - spiega Biancamaria Cavallini, psicologa del lavoro e customer success manager di Mindwork, prima società italiana di consulenza psicologica online interamente specializzata in ambito aziendale - Questo purtroppo non sorprende: la durata dell’emergenza sanitaria sta mettendo a dura prova le persone. Anche chi, in una prima fase, ha reagito mettendo in campo le proprie risorse, si ritrova oggi a vederle sempre più esaurite”.
Vissuti psicologici e luogo di lavoro
Il 40% del campione intervistato ha riferito di non sentirsi libero di parlare del proprio malessere emotivo nel suo luogo di lavoro. In continuità con i dati 2020, l’ambiente di lavoro si conferma il luogo meno adatto ad esprimere il proprio disagio, anche tra coloro che si sentono invece tranquilli nel condividere il proprio malessere tra le mura di casa.
La salute psicologica fatica ad essere normalizzata in azienda, sebbene sia una necessità urgente: una persona su tre dichiara di essersi assentata dal lavoro a causa di malessere emotivo, dovuto a eccessivi carichi di stress e ansia, che non riusciva più a sostenere. Secondo i dati emersi, inoltre, lavoratori e lavoratrici giovani hanno una maggior propensione a lasciare il lavoro a causa di un malessere emotivo ad esso correlato. Il 49% degli under 34, infatti, si è dimesso almeno una volta per preservare la propria salute psicologica. La tendenza è in aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2020.
Le iniziative promosse dalle aziende per tutelare la salute psicologica dei lavoratori
Il 92% delle lavoratrici e dei lavoratori ritiene importante che l’azienda si occupi attivamente del “benessere psicologico” dei propri dipendenti. Tuttavia, il 42% del campione intervistato ritiene inefficaci le iniziative promosse dalla propria azienda per aumentare il livello di benessere dei lavoratori e delle lavoratrici e/o ridurre lo stress legato al lavoro. Si registra, in questo caso, un aumento di quasi 15 punti percentuali dal 2020. “È importante sottolineare che in caso di ricerca di una nuova posizione lavorativa, il 73% delle persone dichiara di preferire un’azienda attenta al benessere psicologico delle sue persone - prosegue Biancamaria Cavallini - anche laddove il livello di stress attualmente percepito dalla persona sul proprio lavoro sia basso. Questo dimostra una crescente sensibilità alla necessità di un ambiente di lavoro sano”. In quelle aziende dove è previsto un servizio di supporto psicologico, il 60% delle persone lo valuta positivamente e ritiene che sia necessario che il servizio continui anche in futuro, quando l’emergenza Covid-19 sarà finita. Laddove non è presente, il 75% delle persone valuterebbe positivamente la messa a disposizione, da parte dell’azienda, di un servizio di supporto psicologico.
Il rientro in azienda dopo il Covid e lo stato emotivo dei lavoratori
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Relativamente al ritorno in azienda, circa il 40% si dice preoccupato del rientro a tempo pieno al punto che il 20% cambierebbe lavoro se costretto a rientrare. I principali motivi di tale preoccupazione sono la gestione tempo, i vissuti di stress e infine la gestione familiare. Appaiono questi i principali motivi per cui il 62% dei lavoratori e delle lavoratrici valuta utile un servizio di supporto psicologico per fronteggiare momenti di stress e disagio legati al rientro in azienda. Quota che, rispetto al 2020, è salita di 8 punti percentuali (dal 54% al 62%).
Si chiama Sorridere all'ansia il programma gratuito, anche ai non abbonati, proposto dalla app Petit BamBou : il percorso mindfulness è accessibile direttamente dall’app dal 10 al 17 ottobre e prevede 10 meditazioni da 15 minuti circa ciascuna.
L’ansia è oggi un problema molto diffuso che, insieme ad una vita spesso troppo frenetica e stressante, può essere tra le cause che procura disagi psicologici. Le sfide e le paure quotidiane creano spesso situazioni di sconforto che possono degenerare provocando squilibri per la salute mentale. Tuttavia, una buona pratica mindfulness può aiutare a gestire e superare questo stati aiutando a raggiungere maggior serenità e tranquillità. Gli esercizi proposti da "Sorridere all’ansia" vogliono essere un aiuto a riconnettersi con sè stessi e gestire le proprie paure per affrontare la vita con più leggerezza.
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