Se gli adolescenti si suicidano la colpa non è di internet, "che è solo uno strumento, che permette di fare le cose in modo più evidente rispetto a prima". Così Federico Tonioni, responsabile dell'ambulatorio di Psicopatologia del web della Fondazione Gemelli di Roma, interviene sul caso del 14enne suicidatosi a Milano, forse dopo aver guardato un video su internet che spinge i ragazzi a privarsi dell'ossigeno.
"Internet non c'entra nulla - sottolinea lo psichiatra - Gli adolescenti, come i bambini e gli adulti, hanno la pulsione a morire, così come a vivere. E' sempre stato così. Molti degli incidenti di cui rimangono vittima sono dei tentativi di suicidio. Per esempio quando con il motorino si passa in mezzo a due macchine, in uno spazio di 60 centimetri, quello può essere visto come un tentativo inconsapevole di suicidio". L'istinto di morte fa dunque parte della vita, rileva Tonioni, "nell'adolescenza più che in altri momenti dell'esistenza. Possiamo dire che internet è uno starter, uno strumento che dà l'avvio - continua - a qualcosa che è già presente, non aggiunge nulla. Se diciamo che la colpa è del web, perdiamo di credibilità davanti agli adolescenti".
Molto spesso dietro queste situazioni "c'è solitudine e assenza di punti di riferimento. Anche nel caso di chi si ritira da scuola e passa il tempo sui videogiochi, internet non è la causa - prosegue - Sono ragazzi pieni di rabbia, che la scaricano su un gioco violento. Ma in questi anni ho visto invece forme nuove di assenza genitoriale". Secondo Tonioni, gli adulti devono prendersi le loro responsabilità, "se mettono bambini e ragazzi davanti tablet e computer, usandoli come baby sitter, non possono poi lamentarsi che fanno solo quello". Per lo psichiatra bisogna preoccuparsi non quando gli adolescenti sono iperconnessi, "perchè quello è qualcosa che condividono e che li unisce al loro gruppo di coetanei", ma "quando c'è un ritiro sociale, se i ragazzi smettono di fare sport, non escono, non si innamorano più".
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