Esporre nei distributori i prezzi medi regionali della benzina non serve a niente, anzi, può fare danni. L'Antitrust boccia il decreto legge Trasparenza sui carburanti, varato dal governo il 10 gennaio. La bocciatura arriva durante un'audizione di fronte alla Commissione Attività produttive della Camera. Roberto Rustichelli, presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), ha spiegato che il suo organismo "ritiene che non vi sia necessità di introdurre un meccanismo di calcolo e di diffusione di valori di riferimento medi, atteso che appaiono incerti i benefici per i consumatori, a fronte invece di un possibile rischio di riduzione degli stimoli competitivi". Secondo Rustichelli, "la media aritmetica del prezzo regionale risulta molto poco rappresentativa dell'effettivo contesto competitivo in cui un impianto di distribuzione di carburanti opera", poiché "un impianto di distribuzione di carburanti risulta effettivamente in concorrenza soltanto con gli impianti situati a pochi chilometri di distanza". "La doppia cartellonistica prevista - ha aggiunto Rustichelli - potrebbe perfino indurre in confusione alcuni consumatori". Ma il problema vero è un altro: "La diffusione presso gli esercenti di un prezzo medio regionale rischia di ridurre la variabilità di prezzo, in quanto potrebbe essere utilizzata dalle imprese per convergere automaticamente su un 'prezzo focale'". E tanti saluti alla concorrenza a suon di sconti. L'Autorità, ha concluso Rustichelli, "ha deciso di avviare un'indagine conoscitiva sulle dinamiche competitive della filiera di carburanti per autotrazione, al fine analizzare l'andamento dei prezzi e alcune fasi specifiche della filiera petrolifera". Per questa indagine serviranno "due o tre mesi". Il decreto è stato difeso dalle associazioni dei consumatori. Per il Codacons "la speculazione sui prezzi dei carburanti è evidente quando le quotazioni del petrolio e del Platts (il prezzo di benzina e gasolio all'uscita dalla raffineria, ndr) scendono e il prezzo di benzina e gasolio, immotivatamente, sale alla pompa". Cgil, Cisl e Uil, sentite in audizione, hanno bocciato la norma sul prezzo medio, perché a loro avviso non riesce a "frenare manovre speculative" e rischia di far "scatenare una guerra tra poveri". Per Unem, l'associazione delle imprese del settore petrolifero, "questa norma è non solo superflua, ma potenzialmente pericolosa per la concorrenza, perché potrebbe portare a un fisiologico rialzo". Giudizio simile da Assopetroli, che rappresenta le imprese della distribuzione: la norma sui cartelloni "è un unicum in tutta l'Unione europea". Scontata l'opposizione dei benzinai: "La cartellonistica con i prezzi medi regionali dei carburanti è invisa a tutti i gestori dei distributori per gli obblighi e i costi che comporta - ha detto Moreno Parin dell'Associazione gestori carburanti -, ed ha un naturale effetto di allineamento dei prezzi, facendo alzare le tariffe ai distributori che fanno prezzi sotto la media".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA