I casi di diabete di tipo 1 o "insulino-dipendente" salgono in
Europa del 3,4% ogni anno e se il trend resterà questo
raddoppieranno nel giro di 20 anni.
Lo rivela uno studio coordinato da Chris Patterson della
Queen's University a Belfast, che vede tra gli autori anche
Valentino Cherubini, direttore di Diabetologia Pediatrica presso
l' Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona.
Cherubini spiega, in un'intervista all'ANSA, che sono
probabilmente in gioco fattori ambientali che restano ad oggi
ampiamente sconosciuti, ad esempio virus ed esposizione
quotidiana a sostanze chimiche che favoriscono l'innesco della
malattia negli individui predisposti, come pure scorretti stili
di vita (ad esempio una cattiva alimentazione).
In Italia si stima vi siano 15 mila pazienti con diabete 1
sotto i 15 anni di età, afferma Cherubini. La malattia
"autoimmune" - caratterizzata cioè da un attacco improprio del
sistema immunitario che compromette la porzione di pancreas
deputata a produrre insulina (le cosiddette isole di Langerhans)
- ha un'incidenza in Italia di 14 nuovi casi su 100 mila
soggetti under-14 (tasso leggermente al di sotto della media
europea tranne in Sardegna dove l'incidenza è 4 volte più
elevata che nell'Italia peninsulare). L'aumento dei nuovi casi
riscontrato in Europa, Italia compresa, è però omogeneo su tutto
il territorio nazionale e questo suggerisce che vi sia un
fattore ambientale in atto che favorisce la malattia, ribadisce
Cherubini.
In questo studio gli autori hanno analizzato l'incidenza
della malattia tra i bambini di 0-14 anni, riportata per 26
centri diabetologici europei (rappresentativi di 22 paesi UE)
che hanno registrato le nuove diagnosi fino a un periodo massimo
di 25 anni tra 1989 e 2013.
È emerso l'aumento medio annuo del tasso di incidenza (+3,4%)
in Europa, con punte di +6,6% registrate in Polonia.
"C'eravamo già accorti e questa pubblicazione lo certifica -
riferisce in un commento all'ANSA Francesco Dotta, ordinario di
Endocrinologia dell'Università di Siena e membro della Società
Italiana di Diabetologia - che la frequenza del diabete di tipo
1 sta aumentando e che aumentano soprattutto i casi sia nei
bambini molto piccoli sia nei giovani adulti; quindi sicuramente
ci sono dei fattori ambientali che sostengono questo aumento.
Potrebbe essere il risultato di cambiamenti nelle abitudini
alimentari e di altri fattori che si modificano di conseguenza
alla dieta - continua Dotta - come ad esempio il microbioma
intestinale. Sappiamo ad esempio che nell'intestino dei soggetti
a rischio di diabete 1 ci sono microbi più patogeni che
facilitano la risposta infiammatoria che poi innesca la
malattia".
Un'altra possibilità, sottolinea Dotta, è che anche
l'aumentare del sovrappeso aumenti l'incidenza del diabete tipo
1 (oltre che naturalmente del diabete 2): un bambino sovrappeso
che sia anche geneticamente predisposto al diabete 1 potrebbe
sviluppare più facilmente la malattia.
Lo studio mostra che l'aumento dei casi è particolarmente
consistente nell'est Europa. È probabile che ciò sia il
risultato di condizioni di vita che cambiano rapidamente in quei
paesi; ad esempio, sottolinea Dotta, stanno migliorando le loro
condizioni igieniche, cosa che paradossalmente favorisce le
malattie autoimmuni.
Si tratta di uno studio molto solido, conclude Dotta, "certo
è che se non troviamo le cause dell'aumento registrato e se non
capiamo come prevenire la malattia poco si può fare; oggi le
migliori conoscenze sulla malattia ci stanno dando una serie di
suggerimenti su come intervenire ed è possibile che nel prossimo
futuro trial clinici sia sulla prevenzione, sia sulla protezione
delle cellule che producono insulina all'esordio della malattia
saranno sempre più frequenti".
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