Un gene piuttosto diffuso e noto
perché legato a maggior rischio di Alzheimer aumenta le chance
di morire per Covid. Lo rivela uno studio pubblicato sulla
rivista Nature. I ricercatori hanno dimostrato che topolini con
specifiche varianti del gene APOE, precedentemente collegate
alla malattia di Alzheimer, avevano un rischio maggiore di
morire quando infettati dal coronavirus. Inoltre hanno visto che
i pazienti con le stesse varianti geniche avevano maggiori
probabilità di morire di COVID durante la pandemia. Poiché il 3%
della popolazione mondiale possiede queste varianti geniche, a
livello globale i risultati potrebbero avere implicazioni per
230 milioni di individui.
Se è ormai chiaro che l'età, il sesso e alcune condizioni
come il diabete aumentano il rischio di esiti gravi dal Covid,
afferma Sohail Tavazoie, della Rockefeller University, resta da
capire ancora l'ampia variabilità negli esiti del Covid tra un
individuo e l'altro in mancanza di fattori di rischio noti. "È
la prima volta che vediamo una variante genetica così diffusa
associata alla mortalità da COVID", continua.
La maggior parte delle persone ha una forma del gene
(variante o allele) chiamata APOE3, ma il 40% della popolazione
porta almeno una copia della variante APOE2 o di APOE4. I
ricercatori hanno scoperto che i topi con APOE4 e APOE2 avevano
maggiori probabilità di morire rispetto a quelli con il più
comune allele APOE3. I topi con APOE2 e APOE4 presentavano anche
una maggiore quantità di virus nei polmoni e più segni di
infiammazione e danni ai tessuti. A livello cellulare, i
ricercatori hanno scoperto che, al contrario, APOE3 sembra
ridurre la quantità di virus che entra nelle cellule e che gli
animali con le altre varianti avevano risposte immunitarie meno
potenti al virus. "Nel complesso, questi risultati suggeriscono
che APOE influisce sugli esiti della COVID in due modi", afferma
Ostendorf, "modulando la risposta immunitaria e impedendo al
SARS-CoV-2 di infettare le cellule".
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