Non esistono, attualmente, programmi
di screening scientificamente affidabili per la diagnosi precoce
del tumore dell'ovaio; ecco perché i risultati preliminari dello
studio Toward, di Alleanza Contro il Cancro, la rete oncologica
nazionale del Ministero della Salute presieduta dal professor
Ruggero De Maria sono, come spiega il responsabile del progetto,
il professor Maurizio D'Incalci, dell'Istituto Clinico Humanitas
di Milano, rivoluzionari: «Disponiamo di un'evidenza nuova:
siccome il tumore dell'ovaio, nella maggior parte dei casi,
cresce preliminarmente nella tuba, pensiamo sia possibile poter
recuperare dal pap-test tracce iniziali di cellule responsabili
della formazione del tumore. Siamo in possesso di prove
retrospettive che attestano alterazioni molecolari risalenti
anche a dieci anni prima della diagnosi di neoplasia che
riteniamo, dicevo, essere all'origine della formazione del
tumore. Pur valutando gli esiti dello studio inediti e positivi,
è doveroso anteporre della prudenza che saremo in grado di
lasciarci eventualmente alle spalle terminate le fasi di
validazione retrospettiva, e prospettica. Esistono pur tuttavia
le premesse - aggiunge D'Incalci con un pizzico di entusiasmo -
per pensare di riuscire a fare qualcosa di veramente importante:
la diagnostica in fase precoce, infatti, potrà consentirci di
salvare tantissime donne perché la malattia presa in tempo è
guaribile nella maggioranza dei casi».
In Italia, ogni anno, i nuovi casi di tumore dell'ovaio, che
vengono diagnosticati nella maggioranza dei casi in fase
avanzata perché spesso nelle fasi iniziali non provocano alcun
sintomo e quindi non vengono intercettati, sono oltre 5 mila.
I risultati ottenuti sono il frutto di un lavoro di gruppo di
diversi ricercatori dell'Istituto Clinico Humanitas di Milano: i
biologi Sergio Marchini e Lara Paracchini (la ricercatrice ha
presentato i dati al settimo Annual Meeting di ACC in corso al
Policlinico Gemelli di Roma), i bioinformatici Laura Mannarino e
Luca Beltrame in collaborazione con Cristina Bosetti, statistica
dell'Istituto Mario Negri e moltissimi clinici fra cui Robert
Fruscio dell'ospedale San Gerardo di Monza, Paolo Zola della
Rete Oncologica Piemontese e moltissimi ginecologi oncologi di
otto dei ventotto istituti coordinati da Alleanza Contro il
Cancro fra cui il Gemelli di Roma, il CRO di Aviano e la
Fondazione Pascale di Napoli.
Gli oneri di ricerca sono stati sostenuti da ACC e dalla
Fondazione Alessandra Bono che continuerà con il proprio
contributo anche nei prossimi anni.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA