Arriva un nuovo farmaco contro la
leucemia mieloide cronica, tumore raro del sangue con cui
convivono quasi 9.000 italiani. Nonostante i progressi
terapeutici, infatti, molti pazienti sono costretti a cambiare
terapia perché sviluppano intolleranza o resistenza. Pe
rispondere ai loro bisogni è rimborsato anche in Italia
Scemblix© (asciminib): capostipite di una nuova generazione di
farmaci, i cosiddetti Stamp inibitor, grazie al suo particolare
meccanismo di azione, è in grado di arrestare la progressione
delle cellule tumorali in maniera altamente efficace e
tollerabile. Asciminib è indicato per i pazienti affetti da
leucemia mieloide cronica con cromosoma Philadelphia positivo in
fase cronica con resistenza o intolleranza ad almeno due
precedenti inibitori tirosin-chinasici.
Il nuovo farmaco è frutto della ricerca di Novartis, da oltre
vent'anni impegnata nell'area dell'ematologia, dove è stata
pioniera nello sviluppo di terapie mirate.
La Leucemia Mieloide Cronica è causata dalla proliferazione
incontrollata delle cellule staminali del midollo osseo e gli
inibitori tirosin-chinasici (TKI) sono i farmaci usati per il
trattamento. "Ancora oggi molti pazienti in seconda linea
sviluppano resistenza o intolleranza alla terapia. In questo
scenario, è importante mettere a disposizione nuove opzioni
terapeutiche in terza linea, efficaci, ben tollerate e capaci di
garantire una buona qualità di vita. Questo - commenta Fabrizio
Pane, Professore Ordinario, Università Federico II di Napoli,
Direttore U.O.C. Ematologia e Trapianti di Midollo, AOU Federico
II di Napoli - è molto importante per chi convive con la
Leucemia Mieloide Cronica: i pazienti coinvolti in una survey
internazionale in 11 Paesi, tra cui l'Italia, indicano
nell'importanza di frenare la progressione di malattia e nel
raggiungimento di una buona qualità di vita i principali
obiettivi del trattamento".
"A differenza degli altri inibitori della tirosin-chinasi -
spiega Fausto Castagnetti, Professore Associato, Università di
Bologna, Istituto di Ematologia "Seràgnoli", Ircss Azienda
Ospedaliero -Universitaria di Bologna - il nuovo farmaco si lega
in maniera altamente specifica alla tirosin-chinasi BCR-ABL1,
l'interruttore che accende la malattia. Pertanto, risulta un
trattamento efficace e con un buon profilo di tollerabilità:
questo è un aspetto molto importante visti i rischi a cui
possono essere esposti i pazienti a causa dei lunghi anni di
trattamento e della frequente presenza di altre comorbidità".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA