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Una pillola '2 in 1' promette di battere i vermi intestinali

Una pillola '2 in 1' promette di battere i vermi intestinali

Colpiscono 1,5 miliardi di persone. Per l'Oms è un problema di salute pubblica

ROMA, 11 gennaio 2025, 15:37

Redazione ANSA

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pillole - RIPRODUZIONE RISERVATA

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Colpiscono almeno un miliardo e mezzo di persone nel mondo e per l'Organizzazione Mondiale della Sanità è prioritario che entro il 2030 non siano più un problema di salute pubblica. Ora un nuovo trattamento promette di combattere efficacemente le infezioni da vermi intestinali (i cosiddetti elminti trasmessi dal suolo). Uno studio pubblicato sulla rivista Lancet Infectious Diseases mostra infatti che l'abbinamento di due farmaci, già in uso, in un'unica pillola aumenta l'efficacia del trattamento, estendendola a un numero più ampio di patogeni, e semplifica le modalità di assunzione.
    Le infezioni da elminti trasmessi dal suolo sono malattie tropicali neglette. Sono dovuti a diversi patogeni e sono particolarmente diffusi nelle aree più povere del mondo. Causano sintomi gastrointestinali che possono portare ad anemia, malnutrizione, compromissione dello sviluppo fisico e cognitivo.
    In casi estremi anche la morte.
    Oggi - spiegano i ricercatori - il trattamento maggiormente in uso è un antiparassitario (albendazolo) che, tuttavia, è efficace soltanto per alcuni dei parassiti che causano queste patologie. Da qui l'idea di abbinarlo a un secondo antiparassitario (ivermectina), unendo i due principi attivi in un'unica pillola, a dosaggio fisso, per facilitare la somministrazione.
    Questo approccio è stato sperimentato in uno studio clinico condotto su circa mille bambini in Etiopia, Kenia e Mozambico per verificarne la sicurezza e poi l'efficacia. La sperimentazione ha mostrato che il trattamento non dà particolari rischi e ha un'efficacia superiore al 95%. "Può dare ai paesi endemici la possibilità di puntare agli obiettivi di eliminazione delle infezioni da elminti trasmessi dal suolo", afferma il coordinatore dello studio Alejandro Krolewiecki, della fondazione Mundo Sano che, insieme ad altre sei organizzazioni europee e africane, ha sviluppato il progetto.
    I risultati dello studio sono già stati sottoposti alle autorità regolatorie europea e ghanese e si attende una risposta entro pochi mesi. 
   

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