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Il cervello non invecchia tutto insieme, c'è un punto caldo

Il cervello non invecchia tutto insieme, c'è un punto caldo

Visto nei topi, è l'ipotalamo. Legami con dieta e stile di vita

03 gennaio 2025, 15:46

di Enrica Battifoglia

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La regione dell 'ippocampo chiamata giro dentato, fra le più colpite nella malattia di Alzheimer (fonte: Katrin Andreasson, Stanford University) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La regione dell 'ippocampo chiamata giro dentato, fra le più colpite nella malattia di Alzheimer (fonte: Katrin Andreasson, Stanford University) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il cervello non invecchia tutto insieme: c'è un punto caldo che risente particolarmente dell'avanzare degli anni ed è l'ipotalamo. A scoprirlo, grazie ad analisi genetiche sul cervello dei topi, è la ricerca pubblicata sulla rivista Nature dall'Istituto Allen di Seattle e finanziata dagli americani National Institutes of Health. Quello che emerge è che a risentire maggiormente dell'invecchiamento sono le cellule più sensibili anche a dieta e stili di vita.

Coordinati da Hongkui Zeng, I ricercatori hanno applicato l'analisi genetica allo studio delle cellule del cervello di topi giovani e anziani, osservando in particolare 16 regioni che complessivamente costituiscono il 35% del volume del cervello di un topo. Ad accusare principalmente il peso degli anni è l'ipotalamo, la regione alla base del cervello dei topi che produce ormoni cruciali nel controllare funzioni fondamentali, come temperatura, frequenza cardiaca, sonno, sete e fame. E' qui che sono stati osservati sia la riduzione della funzionalità dei neuroni, sia l'aumento delle infiammazioni. A essere colpiti sono i neuroni coinvolti in alcune forme di apprendimento e memoria, nel metabolismo, nel riconoscimento degli odori e nell'assunzione di cibo, nell'omeostasi energetica e nel modo in cui l'organismo utilizza i nutrienti.

Per i ricercatori questo risultato è a favore del possibile collegamento tra invecchiamento cerebrale, dieta e stile di vita. "La nostra ipotesi è che questi tipi di cellule diventino meno efficienti nell'integrare i segnali provenienti dall'ambiente o da ciò che consumiamo", osserva la prima autrice della ricerca, Kelly Jin. "Questa perdita di efficienza - aggiunge - contribuisce in qualche modo a ciò che conosciamo come invecchiamento nel resto dell'organismo". Il prossimo passo, dicono i ricercatori, sarà individuare strategie basate sulla dieta e approcci terapeutici utili a mantenere il cervello in salute nell'età avanzata.

Per il direttore dell'Istituto Nazionale sull'Invecchiamento dei Nih, Richard J. Hodes, "questi risultati forniscono una mappa estremamente dettagliata delle cellule cerebrali che possono essere maggiormente colpite dall'invecchiamento", che è "il fattore di rischio più importante per la malattia di Alzheimer e per molti altri devastanti disturbi cerebrali". La nuova mappa, ha aggiunto, potrà "fornire una guida per lo sviluppo di nuovi trattamenti per le malattie cerebrali legate all'invecchiamento".

 

L'ipotalamo di un topo, in evidenza le cellule più sensibili all'invecchiamento (fonte: Allen Institute)

 

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