Come avvenuto recentemente per Slovenia e Ucraina, è in corso un'inversione di tendenza in Italia: dopo la recente frenata della crescita dei casi di Covid-19, negli ultimi giorni si è passati a una fase di accelerazione, con un'onda di nuovi casi che sembra provenire dai Paesi dell'Est e che in Italia ha investito finora soprattutto le regioni del Nord-Est. È quanto emerge dall'analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo 'M.Picone', del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).
"In Italia, sia a livello della percentuale di positivi ai test molecolari che dei positivi totali, negli ultimi giorni si nota un'inversione di tendenza, passando da frenata della crescita ad accelerazione della crescita", rileva Sebastiani. "Gli ingressi giornalieri in terapia intensiva - aggiunge - crescono in modo lineare, con iniziale trend di accelerazione della crescita; la curva dei decessi giornalieri, che era soggetta a una debole crescita, mostra un'accelerazione della crescita.
Le regioni dove l'incidenza nella settimana scorsa è aumentata almeno del 30% rispetto a quella precedente, a parte la Sardegna, dove però i valori sono bassi, sono tutte nel nord-est: Friuli Venezia Giulia, Veneto, le due province autonome di Trento e Bolzano e le Marche. Anche le tre situazioni peggiori per le ospedalizzazioni sono Friuli Venezia Giulia, provincia autonoma di Bolzano e Marche. Questo è evidenza che, oltre ad altri fattori, come gli assembramenti di massa, rilevante è anche quello dei flussi in entrata attraverso la frontiera con la Slovenia".
Secondo Sebastiani la risalita delle curve è da collegarsi alla situazione osservata in alcuni Paesi dell'Europa orientale nei quali la percentuale di vaccinati nella popolazione è molto bassa. "L'inversione di tendenza da frenata della crescita ad accelerazione della crescita osservata recentemente in alcuni Stati europei, come ad esempio Slovenia e Ucraina, è confermata negli ultimi giorni in questi Stati ed è rilevata anche in numerosi altri Paesi, come Austria, Bielorussia, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Norvegia, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca e Turchia". La crescita sta accelerando anche in Francia e in Macedonia, mentre continua a frenare in Russia e la Serbia oscilla su valori alti. Nel Regno Unito, prosegue l'esperto, si osserva la discesa da un picco, ma negli ultimi quattro mesi ci sono stati tre picchi (massimi), di cui questo è l'ultimo, con trend su lunga scala di aumento dell'incidenza. L'incidenza ha inoltre raggiunto un picco e ora è in fase di decrescita in Croazia, Lettonia, Romania, Slovacchia e Moldavia (in quest'ultima si registra però una frenata).
Ecco i valori dell'incidenza nei Paesi europei: la Serbia è al primo posto con 455 casi ogni 100.000 abitanti; seguono Lituania (433), Montenegro (415), Austria (400), Grecia (395), Estonia (389), Regno Unito e Irlanda (387), Olanda (384), Ucraina (368), Repubblica Ceca (352), Lettonia (342), Slovacchia (332), Bulgaria (329), Slovenia (319), Romania (317), Turchia (234), Germania (225), Moldavia (208), Croazia (201), Polonia (195), Danimarca (194), Russia (189), Lussemburgo (185), Ungheria (182), Svizzera (172), Norvegia (170), Bosnia (162), Macedonia (159), Stati Uniti (153), Islanda (151), Bielorussia (146), Albania (108), Finlandia (89), Francia (72), Portogallo (65), Italia (58), Svezia (55), Belgio (50), Brasile (33), Spagna (31), Kosovo (6).
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