I Neanderthal hanno utilizzato i pigmenti per colorare le caverne ben prima dell’arrivo dell’uomo moderno in Europa: lo dimostra la grotta spagnola di Ardales, in Andalusia, dove le stalagmiti sono state colorate di rosso non dall’ossido di ferro depositato dalle gocce d’acqua, bensì dai Neanderthal che avrebbero deciso di ‘marcare’ quel luogo più volte a distanza di migliaia di anni. Lo indicano le indagini al microscopio e ai raggi X condotte da un gruppo internazionale di esperti guidati dall’Università di Barcellona: i risultati dello studio sono pubblicati sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas).
Le analisi dimostrano che i pigmenti rossastri trovati sulle stalagmiti non derivano dalla grotta stessa, ma vi sono stati portati dall’esterno: i Neanderthal li avrebbero applicati intenzionalmente, probabilmente sotto forma di getti o schizzi. La datazione dei componenti rivela che la colorazione sarebbe avvenuta in almeno due fasi distinte: prima di 65.500 anni fa e tra 45.300 e 48.700 anni fa. I segni non possono essere definiti una forma di arte rupestre in senso stretto: rappresenterebbero piuttosto un modo per marcare simbolicamente il sito, dove i Neanderthal sarebbero tornati più volte secondo una sorta di tradizione trasmessa di generazione in generazione.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA