Da quando è esplosa la crisi in Medio Oriente sono aumentati del 18% gli attacchi informatici contro Israele. Sono cresciuti quelli nel settore governativo e militare con una impennata del 52% rispetto alle settimane precedenti il 7 ottobre. Sono alcuni dati contenuti in un rapporto di Check Point Software Technologies, società di sicurezza informatica con sede a Tel Aviv.
Tra le minacce informatiche individuate, ci sono gli attacchi Ddos, quelli che mettono ko un sito, da parte di gruppi di 'hacktivisti' (deriva dall'unione delle parole hacker e attivisti) contro i siti web israeliani. Tra le tendenze crescenti che potrebbero intensificare il conflitto informatico, ci sono gruppi di hacktivisti affiliati alla Russia che si stanno si stanno ora concentrando su Israele, gruppi sostenuti dal governo iraniano che stanno entrando nel conflitto, criminali informatici che stanno sfruttando la guerra per lanciare attacchi ransomware.
"Fin dalle prime ore della guerra - spiegano i ricercatori - abbiamo osservato un graduale spostamento dell'attenzione dei principali gruppi di hacktivisti affiliati alla Russia come Killnet e Anonymous Sudan, lontano dalla loro narrativa contro l'Ucraina e i paesi occidentali, verso un'azione contro Israele". Inoltre, secondo la società di sicurezza, "Adl Ali, un gruppo di hacktivisti emerso alla fine di settembre 2022 durante le proteste contro il regime iraniano in seguito alla morte di Mahsa Amini, si è buttato nella mischia il 10 ottobre, sostenendo di prendere di mira le infrastrutture israeliane".
"Si prevede che la guerra informatica sarà uno strumento utilizzato da più entità su entrambi i fronti, indipendentemente dal loro coinvolgimento diretto nel conflitto di terra. Una domanda che sorge spontanea è come Hamas, che sta affrontando sfide infrastrutturali come le interruzioni di corrente nella Striscia di Gaza, si muoverà nel dominio informatico", conclude Check Point Software Technologies.
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