"L'intelligenza artificiale come ogni
artefatto tecnologico può essere un utensile o può essere
un'arma e non possiamo evitare che abbia entrambi i significati,
Quello che possiamo fare però è lavorare sull'umano cioè
lavorare perché l'uomo sappia addomesticare questa nuova entità
per farne uno strumento che collabori alla creazione del bene
comune". Lo dice in un'intervista, a margine del Prix Italia a
Torino, padre Paolo Benanti, presidente del Comitato per
l'intelligenza artificiale istituito presso il Dipartimento per
l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio e
consigliere di papa Francesco su questo tema, nonché unico
membro italiano del Comitato sull'intelligenza artificiale delle
Nazioni Unite.
Padre Benanti è anche autore di numerosi libri
sull'intelligenza artificiale di cui l'ultimo, scritto con
Sebastiano Maffettone, da titolo 'Noi e la macchina. Un'etica
per l'era digitale' (Luiss University Press).
Riproduzione riservata © Copyright ANSA