"Su latte, burro, zucchero, farina, uova, nocciole, mandorle e tutto ciò che serve per fare pane, dolci e gelati, stiamo registrando incrementi che variano tra il 5 e il 20% che non si registravano dal 2011 - afferma Marco Rau, delegato regionale per l'alimentazione di Confartigianato Imprese Sardegna - tutto ciò sta innescando una pericolosa reazione a catena, perché le difficoltà di approvvigionamento e i maggiori costi affrontati dai produttori, poi ricadono anche su chi deve vendere al pubblico determinati generi alimentari e, di conseguenza, sul prodotto finito e sui consumatori. All'orizzonte, purtroppo, si profila un 'caro panettone'".
"Se il Governo non interviene a calmierare almeno i costi dell'energia e dei carburanti, il settore rischia una batosta non indifferente - commenta Daniele Serra, segretario regionale di Confartigianato - perché da un lato c'è il rischio di una frenata della ripresa post Covid, e dall'altro perché costringe i rivenditori a ritoccare i prezzi verso l'alto, col conseguente malcontento dei clienti".
L'agroalimentare sardo è rappresentato da 3.523 imprese artigiane che danno lavoro a ben 10mila addetti, con otto prodotti Dop, Igp e Stg, ben 214 prodotti "tradizionali", e una capacità export che sfiora i 100 milioni di euro all'anno.
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