Hanno un giro d'affari di 14,5
miliardi di euro le 3.535 imprese industriali del comparto
lattiero-caseario che impiegano circa 44mila persone. Un
comparto che rappresenta una delle principali realtà
dell'agroalimentare italiano, con un'incidenza del 9% sul valore
totale della produzione agricola, del 12% sul fatturato
dell'industria alimentare e del 9% sull'export alimentare. A
fotografare il settore è la società Cribis con Nomisma,
precisando che la produzione lattiero-casearia a livello
nazionale si concentra per l'80% nel Nord, in particolare in
Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, dove sono
storicamente presenti alcune tra le più importanti produzioni
Dop. Il 75% della produzione nazionale riguarda allevamenti di
grandi dimensioni, mentre le piccole aziende, poco meno della
metà del totale, ne realizzando solo il 5%. Circa il 49% della
produzione di formaggi si riferisce a prodotti di denominazione
d'origine, con 530mila tonnellate di prodotti.
Sul fronte dell'export vola l'Italia dei formaggi, che nel
2017 ha generato un valore di 2,6 miliardi, l'81% realizzate
grazie alle produzioni di Lombardia ed Emilia Romagna. I consumi
interni, invece, rileva il rapporto, si stanno concentrando sui
prodotti biologici, un mercato in forte crescita che, secondo
Nomisma, vale complessivamente 3,5 miliardi di euro (tra Dop e a
basso contenuto di grassi), a fronte di una riduzione dei
consumi di formaggi a pasta dura. Rispetto all'offerta di
prodotti lattiero-caseari la parte del leone la fanno le 730
cooperative lattiero-casearie, diffuse prevalentemente in
Lombardia ed Emilia Romagna, seguite da Trentino-Alto Adige,
Veneto e Sardegna, che generano un giro d'affari di 6,6 miliardi
di euro.
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