L'Italia è il primo importatore di olio di oliva al mondo, con 550 mila tonnellate e ha consumi record di quasi 600 mila tonnellate; primati che dovrebbero giustificare una veloce commercializzazione dell'olio italiano ma non è così. Secondo i dati dell'Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressioni frodi), a fine settembre 100 mila tonnellate di extravergine d'oliva italiano non era stato commercializzato; questo in un'annata dove, secondo le elaborazioni Ismea, si sarebbe raggiunto il picco dei consumi interni delle ultime quattro campagne di commercializzazione. Per le produzioni certificate va ancora peggio: le giacenze di olio extra vergine Dop, Igp e biologico hanno addirittura superato il 100% del volume di produzione annuale.
"E' assurdo che un quarto del prodotto made in Italy ottenuto rimanga in mano a olivicoltori e frantoiani in un'annata nella quale abbiamo importato 550 mila tonnellate - afferma il presidente di Italia Olivicola, Gennaro Sicolo - se il prodotto italiano non viene venduto è ragionevole pensare che nelle bottiglie venga spacciato per italiano olio che in realtà non lo è". Secondo il presidente, gli agricoltori si trovano costretti a svendere il prodotto di qualità a prezzi bassissimi, così come succede in Spagna e Tunisia. "Non si spiegherebbero i primi riscontri sugli scaffali con prodotti definiti "100% italiani" venduti a 2,99 euro al litro", conclude Sicolo, secondo il quale occorrono maggiori controlli, augurandosi un intervento concreto del governo, per evitare che frodi e contraffazioni nei confronti degli agricoltori e dei consumatori possano diventare la normalità.
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