Il settore del bovino da latte è tra i più esposti all'incremento dei costi di produzione innescati dalle tensioni dei prezzi delle materie prime. È quanto emerge dall'indice Ismea dei prezzi che registra nel 2021 un aumento medio del 7,4% su base annua, con una crescita a doppia cifra a dicembre (+13% rispetto a dicembre 2020). Ad incidere sugli oneri a carico degli allevamenti, oltre ai costi energetici, è soprattutto l'alimentazione animale con la mangimistica lievitata del 19% a causa dei rincari dei foraggi (+22%), mangimi semplici (+17%) e composti (+15%). Mentre i prezzi produttivi sono aumentati sensibilmente, quelli corrisposti agli allevatori hanno segnato appena un +2,9%, evidenziando un inevitabile peggioramento della ragione di scambio e quindi della redditività del settore.
Ismea precisa che i costi della razione alimentare, la voce più onerosa nella gestione aziendale, sono stati coperti per tutto il 2021 a stento con quelli alla stalla. A confermarlo è l'indicatore sintetico Milk: Feed elaborato dall'Istituito che confronta il prezzo del latte bovino con quelli di un alimento simulato composto da mais e farina di soia, posizionandolo sotto la soglia ritenuta critica; vero segnale della sofferenza degli allevamenti. Facendo riferimento a una delle tipologie aziendali più rappresentative dell'allevamento e considerando anche l'incidenza delle componenti fisse (ammortamenti e interessi sul capitale impiegato), secondo Ismea, il costo medio di produzione del latte risulterebbe pari a 46 centesimi/litro.
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