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Vino: Mazzei,tra i primi Gran Selezione, ora la fanno in 160

Vino: Mazzei,tra i primi Gran Selezione, ora la fanno in 160

Alternarsi vite e bosco aiuta a non subire cambiamenti climatici

ROMA, 02 novembre 2022, 15:40

Redazione ANSA

ANSACheck

Filippo Mazzei - RIPRODUZIONE RISERVATA

Filippo Mazzei - RIPRODUZIONE RISERVATA
Filippo Mazzei - RIPRODUZIONE RISERVATA

 - La famiglia Mazzei è nel mondo del vino dal 1435, con tre tenute di proprietà che si trovano in Toscana, Castello di Fonterutoli nel Chianti Classico e Belguardo in Maremma, mentre Zizola è a Noto, nella Sicilia Sud Orientale.

La sede storica è a Castello di Fonterutoli, una icona del regno del Gallo Nero. E dopo 25 generazioni la passione per l'enologia resta immutata: "facciamo vino perché ci piace" sintetizza Filippo Mazzei, presidente e ceo dell'azienda vitivinicola guidata col fratello Francesco, vicepresidente e ceo. Chiantigiani doc in quanto produttori di Concerto, uno dei dieci Supertuscan che hanno conquistato il mondo, e figli di Lapo Mazzei che per oltre due decenni è stato presidente del Consorzio Chianti Classico.

L'occasione di incontro è la presentazione dei tre cru Chianti Classico dell'azienda toscana: Castello Fonterutoli, Vicoregio 36 e Badiòla, annata 2019 valutata "eccezionale, per condizioni climatiche ottimali" e una "conferma strategica dell'idea, avviata con la vendemmia 2017, di valorizzazione dei tre migliori terroir aziendali in tre diversi stili per declinare al meglio le uve Sangiovese, classificandoli per altitudine". Progetto precursore che ha trovato pieno compimento con la possibilità di indicare in etichetta la zona di provenienza specifica delle uve grazie alla proposta di introduzione nel disciplinare di produzione del Chianti Classico delle Uga (Unità geografiche aggiuntive), le sottozone.

Paladino della classicità moderna, anche nelle etichette, Filippo Mazzei ama le briglie sciolte nella gestione aziendale, da qui la "grande paura" espressa per la candidatura Unesco: "Il nostro - ha spiegato l'imprenditore toscano - è un territorio dinamico, nonostante le briglie dei piani decennali. Se passa il riconoscimento Unesco ingessiamo tutto. Tuttavia la candidatura ci ha spinto alla ricostruzione delle unità poderali facendoci constatare che nella storia la ricchezza di biodiversità è stata identitaria del Chianti Classico dove su circa 70mila ettari non si arriva al 15% la superficie vitata. Idem avviene nell'azienda Mazzei 1435, nella convinzione che l'equilibrio lo da' l'alternarsi di vigne, boschi, cerealicoltura". A Filippo Mazzei sembra far più paura l'Unesco che il cambiamento climatico che anzi regala al Chianti un inedito anno "senza gelate, non era mai successo" ha sottolineato. "I vigneti circondati da boschi - ha detto - reggono meglio il cambiamento climatico e estati calde come quella di quest'anno, permettondoci buone performance in termini di emissioni climalteranti.

Il pensiero vincente è quello lungimirante e con soddisfazione l'imprenditore toscano ha ricordato che Castello di Fonterutoli è stato tra i precursori, subito dopo Castello di Ama, della Gran Selezione. Oggi, dopo 14 anni di dibattiti, la fanno 160 produttori per circa 200 etichette di Chianti Classico, è il 6% della prestigiosa denominazione toscana ma rappresenta il triplo in termini di valore".

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