Con i suoi reportage in tutto il
mondo ha spaziato nei generi più diversi, dalla guerra alla
street photography e alla fotografia urbana, anche se il suo
scatto più rappresentativo resta il ritratto della ragazza
afgana: lo statunitense Steve McCurry, 72enne di Filadelfia,
approda a Bologna con la mostra "Animals", allestita dall'8
ottobre al 12 febbraio prossimi nelle sale di Palazzo Belloni,
nel cuore della città, curata da Biba Giacchetti per Next
Exhibition.
Il percorso si snoda attraverso 60 scatti che, mettendo in
relazione l'essere umano e gli animali, raccontano al visitatore
le storie di una vita quotidiana dove uomo e animale sono legati
indissolubilmente. E, pur se raccontati, come è nel suo stile,
in maniera gentile e poetica, con empatia e maestria nell'uso
del colore, le foto, stampate dallo stesso Steve McCurry nel suo
studio, contengono messaggi molto seri. "Un affresco corale
dell'interazione e della condivisione - ha spiegato la curatrice
- che tocca i temi del lavoro e del sostentamento che l'animale
fornisce all'uomo, delle conseguenze dell'agire dell'uomo sulla
fauna locale e globale, dell'affetto che l'essere umano riversa
sul suo pet, qualunque esso sia".
Animali da lavoro, usati come via alla sopravvivenza, animali
talvolta sfruttati come unica risorsa a una condizione di
miseria, altre volte amati e riconosciuti come compagni di vita
per alleviare la tristezza o, semplicemente, per una forma di
simbiotico affetto. Il progetto "Animals" è nato nel 1992 quando
McCurry si recò nei territori di guerra nell'area del Golfo per
documentare il disastroso impatto ambientale nei luoghi del
conflitto. Tornò con alcune delle sue più celebri immagini, come
i cammelli che attraversano i pozzi di petrolio in fiamme e gli
uccelli migratori interamente cosparsi di petrolio, ma anche
quella di un grande cane sul retro di una bici, o quella di una
mamma con bimbo che dormono "protetti" da un serpente enorme,
fino al ragazzino col serpente al collo come fosse una collana,
che fa da manifesto per la mostra.
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