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Ghio: "Io violentata a 12 anni, la mia denuncia e' un gesto politico"

Ghio: "Io violentata a 12 anni, la mia denuncia e' un gesto politico"

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27 novembre 2024, 16:35

Redazione ANSA

La procura di Genova ha aperto un fascicolo per violenza sessuale aggravata su minore dopo il racconto fatto ieri da Francesca Ghio, consigliera comunale della lista Rossoverde, in aula rossa in Comune a Genova. Ghio ha denunciato di avere subito abusi all'età di 12 anni.

"Vivevo nel cuore della Genova bene, quando sono stata violentata fisicamente e psicologicamente tra le mura di casa mia", le sue parole nell'aula del consiglio.

Il fascicolo è a carico di ignoti e affidato al procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati che coordina il pool Fasce deboli. 

L'inchiesta verrà poi assegnata a un magistrato del gruppo per valutare intanto che il reato non sia prescritto visto che sono passati 19 anni dai fatti e poi se sentirla a strettissimo giro come previsto dal Codice rosso. La consigliera comunale, una delle più combattive esponenti della minoranza in consiglio comunale a Genova, che nei mesi scorsi era riuscita, da neomamma, a far approvare un regolamento che consentiva anche ai neogenitori, uomini e donne, di partecipare alle sedute di consiglio da remoto, ha spiegato il perché della sua testimonianza che si conclude con una citazione della canzone Bandiera, della cantautrice e attivista femminista Giulia Mei: "Io sono una voce, sono una bandiera, il mio corpo è politico, qua dentro sono chiamata a rappresentare le persone".

"La mia è stata una denuncia per far sì che tutti potessero guardare la violenza negli occhi in quell'aula che è troppo spesso lontana dalla realtà, mostrandosi inadeguata a dare quelle risposte che devono arrivare dalle istituzioni": spiega così all'ANSA le ragioni della sua confessione Francesca Ghio, la consigliera comunale che ieri ha denunciato nell'aula del consiglio comunale di Genova le violenze sessuali subite da giovanissima da parte di un ragazzo.

"Ero preparata e ho scelto di farlo, mi sento come se il mio corpo fosse diventato nutrimento per tutti. Una parte di me era morta tanti anni fa, la nuova voce che ieri ho trovato il coraggio di usare mi sta dando tanta forza. Ed è anche bello pensare che questa voglia di reagire me l'abbia data Giulia e tutto quello che la famiglia Cecchettin ha fatto". "Se le donne non denunciano e se io non l'ho fatto 20 anni fa è perché non avevo gli strumenti per capire come potermi ribellare a quella violenza", continua Ghio raccontando di aver ricevuto molti messaggi di vicinanza: "il mio gesto di ieri era un atto poco ragionato e fatto di cuore. I messaggi più belli sono stati quelli delle persone che mi hanno ringraziato di aver parlato anche a nome loro. Sono fiera di aver rappresentato queste persone che non hanno la mia visibilità. I mostri sono figli sani di un sistema malato, quello del patriarcato. Ho usato il mio corpo, la mia voce, la mia storia come gesto politico. Finché non accetteremo che il problema esiste, non potremo usare gli strumenti giusto per affrontarlo. Finiremo con il ritrovarci tra un anno a un nuovo 25 novembre con una nuova lista di femminicidi e di violenze, è ora di dire basta".

"Sui giornali oggi ho letto frasi di stima e di incoraggiamento da parte del sindaco Marco Bucci che non me le ha rivolte direttamente, e sarebbe stato meglio. Ma mi chiedo dopo la campagna promozionale #IoNo dove il singolo viene deresponsabilizzato, perché non si chieda invece di investire in campagne diverse che diano ai giovani gli strumenti per rispondere alla violenza. Bisogna smetterla di restare incastrati nella retorica della celebrazione del 25 novembre o dell'8 marzo ma comprendere i bisogni veri, come gli studenti e le studentesse che nell'università hanno chiesto di avere degli sportelli di ascolto", ha concluso Ghio.



   

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