La grande croce del Maestro di San Francesco del 1272, meraviglia di quasi cinque metri metri, è il pezzo da novanta di apertura. Poi il Perugino con l' Annunciazione Ranieri e altri 14 dipinti, scelti tra i 23 che costituiscono il corpus di opere del pittore più consistente al mondo. E infine, il sommo Piero della Francesca con lo straordinario Polittico di S. Antonio, che tutti conoscono ma ignorano sia conservato qui. E' il tris d' assi della Galleria Nazionale dell' Umbria che dal 1 luglio riapre al pubblico dopo un anno di lavori da cinque milioni di euro con un nuovo allestimento dei suoi tesori. Una collezione arricchita da tanti jolly, dal senese Duccio di Boninsegna ad Arnolfo di Cambio, Gentile da Fabriano, Beato Angelico, Benozzo Gozzoli, Pinturicchio, Luca Signorelli, i caravaggeschi fino al barocco di Pietro da Cortona e Bernini. E la novità della sala dedicata al contemporaneo con Gerardo Dottori, Pietro Dorazio e due tele di Alberto Burri.
''E' una storia dell' arte quasi completa'', commenta compiaciuto il direttore Marco Pierini. Alleggerire è stata la parola d' ordine degli interventi. Il numero delle opere esposte è passato da 280 a 235, togliendo pezzi 'ripetiviti' del Cinquecento e integrando con lavori dai depositi o ottenuti in comodato anche dall' estero. Il bianco delle pareti dà ora nuova luce agli ambienti. Ma l' operazione di restyling non è stata facile. ''Abbiamo allestito nel peggior momento possibile prima per la pandemia e poi per la guerra - spiega all' ANSA il direttore - perché oltre al blocco dei lavori sono aumentati i prezzi di tutti i materiali e i tempi delle forniture si sono dilatati. Pensavamo di riuscire a completare i lavori in nove mesi, ne abbiamo impiegati 12''. Il risultato premia gli sforzi.
Il visitatore segue ora un percorso obbligato nelle 39 sale della Galleria in cui si snoda il racconto che comincia con le sculture di Arnolfo di Cambio e Nicola Pisano e i bronzi della Fontana Maggiore della città. Segue ''l' azzardo'' contemporaneo voluto da Pierini affidando allo scultore Vittorio Corsini la ricostruzione delle due vetrate perdute di San Costanzo e San Lorenzo nella Cappella dei Priori, affrescata da Benedetto Bonfigli tra il 1450 e il 1470 con la 'fotografia' della Perugia dell' epoca. La prima delle due sale - prima erano sette - dedicate a Pietro Vannucci, il Perugino, che il direttore definisce scherzosamente 'il pittore noioso più divertente del mondo'', accoglie le sue opere giovanili, con la Pietà del Farneto, datata 1472, la sua prima conosciuta, le Tavolette di San Bernardino, l' Adorazione dei Magi, e la celebre Annunciazione Ranieri. Un' altra chicca, è la stupenda sala dai grandi finestroni lasciata vuota perché si guardi verso l' alto per ammirare gli affreschi e il soffitto prezioso. A rendere orgoglioso il direttore è il sistema ''unico al mondo, pensato da noi e realizzato dalla ditta Arguzia di Benevento'', che grazie a un braccio meccanico su una base di acciaio consente a di allontanare senza sforzo dal muro le molte opere su tavola di grandi e medie dimensioni per controllare e intervenire facilmente sul retro. Sulla parete di uno dei corridoi l' artista Roberto Paci d'Alò ha tracciato sul percorso del Tevere la 'linea del tempo' del territorio, dal 1236 data della prima opera esposta in galleria, al 1961, prima marcia della Pace promossa dal filosofo Aldo Capitini, antifascista e antesignano della non violenza vissuto nel palazzo. Ecco poi la sala con le copie delle opere di Raffaello, che dal 1502 al 1506 fu a Perugia e realizzò capolavori, tra cui la Deposizione Baglioni, oggi alla Galleria Borghese, a Roma, perché il cardinale Scipione Borghese nel 1608 la fece rubare dalla Chiesa di San Francesco al Prato. A Pierini piace ricordare che la Galleria è l' unico museo nazionale nato civico e ospitato in un palazzo sede del comune. Al primo piano c' è l' ufficio del sindaco e si riunisce il consiglio, e questo spiega il legame così forte con i perugini. Il 2019, l' ultimo anno da considerare prima dell' emergenza Covid, ha segnato il picco di 98 mila spettatori.
''Nel 2023, lo dico con un po' di sfrontatezza, puntiamo a 120-130 mila persone - si augura il direttore - anche perché sarà tutto per il Perugino. Celebreremo il quinto centenario della sua nascita con una grande mostra''.
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