La ricerca ossessiva e travagliata
attraverso il patrimonio visivo della pittura antica di una
primitività ancora incorrotta, pervasa da un senso di sacralità
pre-culturale e pre-istituzionale. E poi la "potenza rivelatrice
del corpo nudo", il simbolismo della croce, la rappresentazione
del lutto e dei suoi rituali, l'emarginazione e la povertà del
ceto popolare. Sono alcuni dei temi della mostra "Il corpo
veggente", in programma dal 28 ottobre 2022 al 12 febbraio 2023
a Palazzo Barberini, che esplora il ruolo determinante della
tradizione artistica nel cinema e nell'immaginario visivo di
Pier Paolo Pasolini, dai Primitivi al Barocco, dall'arcaismo
ieratico dei pittori giotteschi al realismo sovversivo di
Caravaggio, indagando anche il tema del sacro. Secondo capitolo
del progetto espositivo "Pier Paolo Pasolini. Tutto è santo",
coordinato e condiviso dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica
con l'Azienda Speciale Palaexpo di Roma e il Maxxi, la mostra
curata da Michele Di Monte è divisa in sei sezioni, intitolate
alle figure del corpo: il riferimento è al concetto di "figura",
che Pasolini ritrovava negli scritti del filologo Erich
Auerbach, intesa come una prefigurazione del presente nel
passato e un ritorno del passato nel presente. Il percorso si
sviluppa come una sorta di "montaggio" visuale, tra dipinti,
sculture, fotografie e libri (per un totale di circa 140 pezzi)
che tessono una rete di rimandi, assonanze, suggestioni, in
grado di documentare non solo il modo in cui lo scrittore e
regista ha deliberatamente attinto a una certa tradizione
figurativa, ma anche le forme in cui alcune immagini riemergono
nella sua opera.
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