BRUXELLES - Il piano per attuare la difesa comune europea che oggi è al primo esame dei ministri "non significa creare un esercito europeo, ma avere più cooperazione per una difesa più efficace in piena complementarietà con la Nato" ed attuare strumenti già esistenti come i 'battle group'. Lo sottolinea Federica Mogherini. Arrivando all'informale Difesa a Bratislava aggiunge che "oggi si comincia a lavorare su idee concrete" per far sì che "il vertice europeo di dicembre possa approvarla". L'alto rappresentante per la politica estera Ue ricorda che all'informale parteciperà anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, per discutere "l'attuazione della Dichiarazione comune Ue-Nato firmata a luglio a Varsavia" e "questo simbolizza il fatto che stiamo lavorando insieme sin dall'inizio di questo processo".
Rispondendo sul ventilato veto britannico, Mogherini sottolinea che "finora quello che ho visto dal Regno Unito è stato un'attitudine costruttiva" anche nell'informale esteri cui ha partecipato Boris Johnson. "Poi - aggiunge Mogherini - sta al Regno Unito dirci se sono interessati in questo processo, che non riguarda in alcun modo la creazione di un esercito europeo ma l'uso degli strumenti che la Ue ha, in piena complementarietà con la Nato, per rafforzare le capacità europee nel campo della difesa. E' quello che i cittadini penso che si aspettano da noi, se dobbiamo lavorare sulla sicurezza interna ed esterna". Ricordando di aver ricevuto documenti "dalla Francia, dalla Germania, dall'Italia e da molti altri paesi" che vanno "tutti nella stessa direzione", l'alto rappresentante specifica che la richiesta è "non la creazione di un esercito europeo, che non è prevista dai Trattati, ma usare tutti gli spazi già previsti dai Trattati".
"C'è qualcosa che abbiamo e non usiamo, come i 'battle group', e opzioni su cui non abbiamo nemmeno cominciato a riflettere, come una cooperazione strutturata permanente - continua Mogherini- Significa usare ciò che già abbiamo a beneficio della sicurezza dei cittadini europei e dei nostri partner, che siano la Nato, gli Usa o i partner in Africa, in Asia, nel Mediterraneo o nell'est. Da loro sentiamo dire che l'Europa deve fare la sua parte nella sicurezza globale ed abbiamo gli strumenti per farlo. Niente di ideologico, niente di ipotetico, ma qualcosa di molto concreto e che possiamo fare". Nell'informale è anche previsto di fare il punto sulle 17 missioni europee nel mondo, con un focus particolare "sull' operazione Sophia e sul lavoro in Libia per la riforma del settore della sicurezza e della gestione delle frontiere ed il lavoro che stiamo facendo nel Sahel".
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